(Teleborsa) – Con una nota inviata al Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale in data 25 luglio 2024, la Commissione europea ha chiesto al Governo italiano di fornire entro due mesi spiegazioni in merito al fatto che nel nostro Paese i risultati di raccolta dei Rifiuti Elettrici ed Elettronici (RAEE) sono lontanissimi dagli obiettivi fissati in sede europea. Nel 2023 in Italia sono infatti state ufficialmente trattate 350.000 tonnellate di RAEE Domestici, contro un obiettivo di circa 780.000 tonnellate (cioè il 65% della media del peso delle nuove apparecchiature immesse sul mercato nell’ultimo triennio).
Nello stesso giorno, la Commissione Attività Produttive della Camera ha sorprendentemente bocciato due emendamenti al Decreto Legge “Disposizioni urgenti sulle Materie Prime Critiche di interesse strategico” che avrebbero dato – senza alcun onere aggiuntivo per le finanze pubbliche – un significativo impulso alla raccolta dei RAEE, semplificando le regole per i ritiri “uno contro uno” e “uno contro zero” da parte dei negozianti e imponendo ai Consorzi che si occupano di RAEE di finanziare campagne di informazione dei cittadini.
Da anni Erion WEEE, il Consorzio senza scopo di lucro che gestisce oltre due terzi del totale dei RAEE intercettati dal Sistema “formale” italiano, ha evidenziato agli stakeholder istituzionali – attraverso studi, ricerche e indagini (ultima tra tutte quella realizzata con Altroconsumo: “RAEE: chi l’ha visto”) – quali sono le ragioni che determinano gli scarsi risultati di raccolta dei RAEE.
Per prima cosa, l’attuale normativa italiana in materia di RAEE (D.Lgs. 49/2014) prevede che le attività di raccolta dei RAEE siano effettuate dagli Enti Locali e dai negozianti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (AEE), ma non obbliga questi soggetti a consegnare i RAEE ai Consorzi istituiti dai Produttori di AEE. Enti Locali e negozianti sono liberi di cedere i RAEE raccolti a qualunque azienda in possesso di un’autorizzazione al trattamento di questi rifiuti. Conseguenza di questa impostazione normativa è una enorme “emorragia” di RAEE. Ad esempio, nel Raggruppamento R2 (lavatrici, lavastoviglie, forni ecc.) – settore nel quale in circa il 90 % dei casi si acquista un nuovo elettrodomestico quando si dismette quello vecchio – a fronte di 253.000 tonnellate di nuove apparecchiature immesse sul mercato nel 2023, sarebbe stato logico aspettarsi circa 227.000 tonnellate di RAEE; invece gli Enti Locali e i negozianti hanno consegnato ai Consorzi dei Produttori solo 121.000 tonnellate: delle tonnellate mancanti (oltre 100.000) non c’è alcuna traccia. Con un analogo calcolo, nel Raggruppamento R1 (frigoriferi e congelatori – senza prendere in considerazione i condizionatori) risultano altre 50.000 tonnellate di RAEE che escono dalle case degli italiani, non vengono consegnate ai Consorzi dei Produttori e spariscono senza lasciare traccia.
In secondo luogo, molti RAEE si perdono a causa della scarsa consapevolezza dei cittadini sull’importanza della raccolta differenziata dei RAEE. Il monitoraggio effettuato periodicamente da IPSOS per Erion WEEE rivela che 4 italiani su 10 non conoscono il significato dell’acronimo RAEE e 5 su 10 non conoscono l’esistenza del servizio di ritiro “uno contro zero“. La conseguenza di questa insufficiente consapevolezza è che i piccoli RAEE restano nei cassetti delle nostre case oppure vengono buttati nella spazzatura indifferenziata.
Erion WEEE ritiene che per contrastare questa duplice emorragia di RAEE e consentire all’Italia di raggiungere i target fissati dall’Europa, lo Stato dovrebbe rapidamente agire su tre fronti: portare la raccolta dei RAEE più vicina ai cittadini, eliminando tutti gli inutili ostacoli burocratici che oggi rendono difficile, sia per i negozianti che per i consumatori, l’adozione di comportamenti virtuosi; effettuare campagne di informazione dei cittadini, spiegando cosa sono i RAEE, perché sono importanti e quali sono le modalità per una corretta dismissione di questi rifiuti; potenziare i controlli sul campo, per scoprire dove vanno a finire i “flussi paralleli”, cioè i RAEE che non vengono consegnati ai Consorzi dei Produttori.
“Da anni chiediamo allo Stato di semplificare le modalità di raccolta dei RAEE, di informare i cittadini e di controllare cosa accade lungo la filiera” – afferma Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion WEEE, il principale Consorzio RAEE italiano – “È davvero paradossale che proprio nel giorno in cui la Commissione Europea accende un faro sul gap che separa l’Italia dai target europei lo Stato italiano perda una straordinaria occasione per far crescere la raccolta dei RAEE. Nell’audizione alla Commissione Attività Produttive della Camera del 2 luglio scorso avevamo proposto di inserire nel Decreto Legge sulle Materie Prime Critiche alcune modifiche al D.Lgs. 49/2014 che avrebbero consentito di fare concreti e rapidi passi in avanti sulla semplificazione della raccolta e sull’informazione ai cittadini”.
Le modifiche proposte da Erion WEEE sono state condivise dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e poi presentate in Commissione come emendamenti dal Presidente On. Alberto Gusmeroli e dall’On. Luca Squeri, ma nella seduta della Commissione del 25 luglio sono state ritirate.
“Quanto successo è davvero inspiegabile” – continua Arienti – “A maggior ragione se si pensa che le modifiche da noi proposte non avrebbero comportato alcun onere aggiuntivo per lo Stato. Ed è altrettanto inspiegabile che un Decreto Legge sulle Materie Prime Critiche non contenga alcun riferimento ai RAEE, vera e propria “miniera urbana“, il cui corretto riciclo potrebbe invece dare un concreto aiuto a ridurre la dipendenza dell’Italia da Paesi come la Cina e la Russia“.
Erion WEEE ribadisce la propria disponibilità a collaborare – sulla base dell’esperienza maturata dal 2008 a oggi – con il Governo e con il Parlamento per individuare soluzioni in grado non solo di allineare il nostro Paese a quanto stabilito dalla UE in materia di RAEE, ma soprattutto di realizzare un’effettiva transizione dall’economia lineare all’economia circolare, recuperando migliaia di tonnellate di Materie Prime Critiche.