(Teleborsa) – Le energie rinnovabili sono un fondamentali per il successo della transizione energetica, soprattutto se impiegate su larga scala, grazie alle innovazioni tecnologiche, ma per raggiungere l’obiettivo serve accelerare sullo storage energetico e sulle reti intelligenti. L‘idrogeno verde è un grande driver verso la decarbonizzazione, grazie alla possibilità di impiegarlo non solo come driver energetico ma anche come strumento di stoccaggio. E’ quanto emerso nel corso di un panel sulle comunità energetiche rinnovabili organizzato nell’abito di Rebuild 2025, la prima fiera italiana sull’innovazione sostenibile nel campo delle costruzioni.
Il tema delle REC (Renewable Energy community, Comunità energetiche rinnovabili) è stato approfondito da Silvia Ricciuti, ricercatrice presso la Fondazione Bruno Kessler di Trento, polo di ricerca di eccellenza impegnato, tra le altre cose, sulla decarbonizzazione e l’integrazione dell’idrogeno nelle comunità energetiche: “Una comunità energetica è composta da individui che producono elettricità da fonti rinnovabili e la condividono con gli altri membri della comunità che non possono avere i propri sistemi di energia rinnovabile. Questo scambio virtuale è un modo per contribuire attivamente alla condivisione dell’energia e viene incentivato da parte dello Stato. L’idrogeno si sposa perfettamente in questo contesto, perché può essere prodotto in quei momenti in cui la produzione energetica della comunità supera l’autoconsumo. Questo idrogeno, che può essere immagazzinato e usato in un secondo momento, può essere utilizzato in blend con altri vettori, come il biometano, per produrre calore, oppure può essere adoperato nelle celle a combustibile per produrre elettricità e soddisfare i fabbisogni della nostra comunità energetica nei momenti di maggior carico, oppure nelle ore notturne”.
In questa prospettiva sono necessari nuovi modelli di condivisione energetica sia per creare sistemi di scambio con approccio all’autoconsumo, ma anche per creare un nuovo vettore di investimento sinergico alla transizione energetica. Dei PED (Positive Energy District, distretti ad energia positiva) ha parlato Paola Clerici Maestosi, ricercatrice senior presso ENEA, (agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), uno dei principali enti di ricerca italiani dedicato all’innovazione tecnologica nel campo dell’energia e della sostenibilità: “I distretti di energia positiva sono parti fisiche della città che, accumunate da una condivisione di rete elettrica o termica, generano più energia rinnovabile di quanta ne impieghino in consumo. Il bilancio di positività può essere calcolato su base annuale o su base mensile, ed i profili variano a seconda delle decisioni che vengono prese a livello di gestione. I distretti di energia positiva sono una delle possibili risposte per attivare in un futuro più o meno prossimo i processi di transizione urbana verso la neutralità climatica. Si tratta ovviamente di un obiettivo a lungo termine perché esiste una complessità di fondo decisamente importante. Non si tratta però di una complessità tecnologica, perché ormai le tecnologie di produzione e stoccaggio di energie rinnovabili sono indubbiamente mature. La problematica principale, dal mio punto di vista, risiede invece nella capacità organizzativa delle strutture preposte alla definizione delle strategie comunali, che devono sviluppare e portare avanti una visione concreta di distretto. Non c’è un’unica soluzione in questo senso, dipende dalle risorse che ci sono sul territorio, ma anche dagli stakeholder di sistema, che possono essere sia privati che pubblici, che sono disposti ad investire sul distretto energetico. Probabilmente non ci saranno moltissimi distretti in Italia, ma quelli che ci saranno potrebbero ragionevolmente diventare energicamente neutrali o positivi, cioè produrre più energia rinnovabile di quanta ne consumeranno”.
Parallelamente alle tecnologie rinnovabili continua il dibattito sul nucleare: diversi paesi europei stanno valutando questa fonte come una valida strategia di transizione, inserito anche nel contesto delle comunità e dei distretti energetici.
(Foto: L’idrogeno nelle comunità energetiche rinnovabili)