(Teleborsa) – Scoperte come i vaccini, la ricerca sull’mRNA, la scienza dei materiali o i progressi nella tecnologia laser devono tutti la loro esistenza alla ricerca universitaria. Il nuovo studio pubblicato oggi dall’Ufficio europeo dei brevetti (EPO), rileva un aumento negli ultimi due decenni delle domande di brevetto provenienti dalle università europee. Queste, rappresentano il 10,2% di tutti i brevetti depositati presso l’EPO dai richiedenti europei. In Italia, i brevetti accademici rappresentano l`8,6% del totale delle domande presentate da richiedenti italiani, nel periodo 2000-2020.
L’Italia, con 79 università, si colloca al quarto posto in Europa per numero di atenei che hanno generato, nel periodo, almeno una richiesta di brevetto all’EPO. La piattaforma di ricerca gratuita Deep Tech Finder dell’EPO è stata ampliata per includere circa 900 università e oltre 1.500 spin-out, facilitando così il collegamento tra migliaia di startup e/o università che hanno presentato domande di brevetto europee, e che sono pronte per attrarre investimenti.
Lo studio, che rappresenta la prima analisi completa del suo genere, si basa su dati relativi a 1.200 università europee, che hanno generato domande di brevetto all’EPO tra il 2000 e il 2020. Oltre alle domande di brevetto depositate direttamente dalle università stesse, lo studio esamina anche le domande indirette presentate da altri soggetti che menzionano ricercatori affiliati all’università come inventori del brevetto.
“L’Europa ha una lunga tradizione di eccellenza accademica, ma a volte lottiamo per trasformare la ricerca in successo commerciale – ha affermato il presidente dell’EPO, António Campinos –. Questo studio fa luce sull’inventiva accademica in tutta Europa per indirizzare ulteriormente le politiche e le strategie. Sfruttando i brevetti attraverso licenze, collaborazioni o spin-out, le università possono amplificare il proprio impatto generando valore sia sul mercato che a livello sociale. Come sottolinea il recente rapporto Draghi, c’è ancora un lavoro significativo da fare per realizzare un mercato unico della ricerca e della tecnologia in Europa, dal momento che il nostro studio rivela che il 10% delle startup con brevetti europei accademici ha la propria sede legale negli Stati Uniti”.
(Foto: © EPO)