(Teleborsa) – Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha dichiarato che quando si parla di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico “purtroppo non è questione di fondi”. In un’intervento in occasione della Giornata nazionale dedicata a questo tema il ministro al XXVI Congresso nazionale di AGCI ha ricordato che il governo ha “riprogrammato gli Fsc ribaltando una percentuale altissima” ma “la questione dirimente è la capacità di fare bene le cose, di spendere e di andare avanti con le opere, di avere dei percorsi chiari con i tempi perché credo che il cambiamento climatico non è in discussione come non è in discussione il fatto che l’Italia abbia sei aree climatiche diverse con tutta una serie di conseguenze”.
Il ministro ha ricordato che “negli ultimi decenni abbiamo previsto oltre 90 miliardi di investimenti, l’Ue ha stimato in 500 miliardi l’impegno dei 27 negli ultimi decenni e la neo Commissaria europea Roswall ha detto che gli eventi meteo estremi sono aumentati del 500% in Italia. È la conseguenza di un paese immerso nel Mediterraneo, un mare che ha visto aumenti di 3 gradi rispetto alla media storica”.
“Rispetto all’occupazione del territorio dovremmo porci il problema della demolizione dei fabbricati, difficile tema che investe tutta una serie di valutazioni, anche di ordine culturale, che implica incroci di competenze colossali: ma è chiaro che l’80% dei fabbricati degli anni ‘50 – ‘60 non sono più ricostruibili con il quadro normativo attuale, serve qualcosa di organico – ha proseguito il ministro –. Posso dire che qualche passo avanti lo abbiamo fatto, come dare più potere ai presidenti delle Regioni. Abbiamo tecnologie che possono darci informazioni che prima non avevamo e questo ci permette di prevenire”.
“Dobbiamo mettere mano alle governance. Non vuole essere a discapito della trasparenza ma dobbiamo smetterla tutti di chiedere continuamente consultazioni”, ha aggiunto Pichetto. “Non c’è norma che non abbia monitoraggio, pubblicazione, un visto, un parere: questo è a danno dei cittadini e del paese perché questi passaggi, che producono tomi colossali, fanno un danno al paese. Noi dobbiamo dare massima trasparenza, conoscenza e informazioni ma anche aiutare ad essere un po’ più semplici, chiari e trasparenti”, ha dichiarato il ministro.
A margine dell’evento il ministro ha parlato anche di scorie nucleari, consumi energetici e della necessità di aprire al nucleare. Sul primo punto il ministro ha fatto sapere di aver chiesto una valutazione “sulla bassa e media intensità che trattasi essenzialmente di rifiuti ospedalieri civili se è il caso di fare un deposito unico nucleare o andare avanti con più depositi“. “Considerato che nella bassa intensità addirittura ci sono liquidi che decadono in otto giorni e il rischio di far trasportare quel liquido per tutta l’Italia con una decadenza simile potrebbe essere un assurdo. Avuta la valutazione da parte degli uffici e da parte degli esperti tireremo le somme”, ha spiegato il ministro.
Sul secondo punto il ministro ha ricordato che l’Italia consumato 300 miliardi di kWh all’anno e che gli analisti indicano che nei prossimi 15-20 anni tale quantità raddoppierà. “Anche lastricando tutta l’Italia con fotovoltaico e pale eoliche, che tra l’altro trovano moltissima opposizione, non ci arriveremmo senza una produzione continuativa e pulita. Potremmo arrivarci con carbone o petrolio ma non penso sia la scelta corretta”, ha affermando Pichetto Fratin.