(Teleborsa) – In un contesto di crescente domanda di cure e innovazioni tecnologiche, il sistema sanitario italiano si trova davanti a una sfida epocale. Mentre la popolazione invecchia (con un aumento degli over 65 dal 19,2% al 24% negli ultimi 20 anni e si arriva ai 22 milioni di cittadini affetti da patologie croniche, anche l’innovazione tecnologica si fa sempre più rapida, richiedendo alle strutture sanitarie italiane maggiore sofisticazione terapeutica e tempestività diagnostica a beneficio dei pazienti.
L’analisi proposta nel paper di Boston Consulting Group (BCG), titolato “Collaborazioni Pubblico-Private: una strada per l’innovazione sostenibile nel settore sanitario”, restituisce una panoramica sul comparto, che si trova oggi a ripensare i propri modelli operativi, così come i piani di investimento per mantenere l’aggiornamento tecnologico adeguato.
Nonostante i finanziamenti del PNRR e l’incremento della Spesa pubblica previsto dalla Legge di Bilancio 2024, quest’ultima, in Italia rimane, tra le più basse d’Europa, con una spesa pro capite di 2.200€, rispetto ai 5.100€ della Germania e ai 3.900€ della Francia, che porta alla mancanza di capacità di erogazione tempestiva dei servizi. Lo testimonia il crescente problema delle liste d’attesa, che spinge circa il 40% dei cittadini italiani a ricorrere a risorse personali per ottenere cure più rapide, aumentando la pressione sulle famiglie, che già nel 2023 hanno sostenuto l’aumento della spesa sanitaria totale (€4.286 milioni) come spesa diretta (€3.806 milioni) o tramite fondi sanitari e assicurazioni (€553 milioni). Gli impatti emergono anche sul parco tecnologico, ormai obsoleto: oltre il 50% delle apparecchiature diagnostiche ha più di cinque anni e circa il 30% supera i dieci.
Come spiega Alessandra Catozzella, Managing Director e Partner di BCG: “Le risorse economiche crescono ma non in misura sufficiente per compensare la domanda di cure in costante aumento, gli effetti dell’inflazione, i costi delle nuove terapie – solo per citare alcuni degli elementi che minano la sostenibilità futura del Sistema. Tuttavia, diverse esperienze in Italia e all’estero hanno mostrato la possibilità di una terza via efficace, superando la dicotomia pubblico-privato per supportare l’evoluzione strutturale, tecnologica e di processo dei sistemi sanitari: le collaborazioni Pubblico-Private. Questo tipo di accordi, se basati su una gestione accurata, con pilastri contrattuali solidi e clausole di salvaguardia, consentono una collaborazione più efficiente ed efficace, senza per questo sostituirsi alla gestione pubblica di un bene tanto prezioso come la Sanità, che riteniamo debba rimanere accessibile a tutti.”
Le collaborazioni pubblico-private emergono infatti come un’opportunità strategica per affrontare le carenze strutturali e rispondere alle nuove esigenze del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Modelli come il Managed Equipment Service (MES) e le Partnership Pubblico-Private (PPP), ad esempio, sono soluzioni concrete e già sperimentate con successo in Europa e anche in Italia.
Nel 2023, in Europa, il valore aggregato di queste collaborazioni ha raggiunto i 13,6 miliardi di euro su 38 progetti, con un incremento del 35% rispetto al 2022. L’Italia può trarre quindi ispirazione da casi di successo internazionali:
Karolinska University Hospital, Svezia: attraverso un contratto MES della durata di 14 anni, l’ospedale ha garantito la disponibilità di apparecchiature diagnostiche innovative, migliorando accessibilità e tempi di cura. Con un investimento di oltre 5 miliardi di euro, questo progetto rappresenta un modello di gestione strategica delle risorse.
Hospital Universitario La Fe, Spagna: grazie a un contratto MES unico, il 90% del parco tecnologico è stato rinnovato, riducendo i costi del 20% e semplificando la gestione amministrativa.
“Per sfruttare le potenzialità dei due modelli, superandone i limiti, Bcg ha elaborato una “terza via”: un modello complementare denominato Innovation management partnership (Imp), che integra i finanziamenti privati iniziali a una gestione attiva del parco macchine. Questa formula permetterebbe di agire sull’efficienza e innovazione del delle apparecchiature, fattore abilitante sia per un maggior accesso alle cure che per una maggiore accuratezza degli esiti clinici, mantenendo la decisione su tipo e volume delle prestazioni sanitarie erogate, in mano alla direzione strategica dell’ospedale.”