(Teleborsa) – La Guardia di Finanza, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Milano, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale nei confronti di 5 soggetti (rispetto ai 7 nei cui confronti il provvedimento era stato emesso) e contestuale sequestro preventivo per un importo di circa 23 milioni di euro, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Milano, nonché oltre 30 perquisizioni su tutto il territorio nazionale.
Le indagini hanno evidenziato l’esistenza di un cosiddetto “schema Ponzi”, mascherato da un sofisticato sistema societario, imperniato su una capillare rete di promotori dediti al procacciamento di numerosi clienti su tutto il territorio nazionale.
I soggetti coinvolti, infatti, in assenza delle prescritte autorizzazioni per lo svolgimento di attività di offerta fuori sede di prodotti finanziari, hanno promosso l’acquisto di oro da investimento (da una società formalmente terza, ma di fatto riconducibile agli indagati) e il contestuale deposito del metallo prezioso presso un’altra delle società coinvolte, in cambio di un tasso di remunerazione fisso del 4% mensile (48% annuo), derivante da presunti investimenti nel settore farmaceutico, in realtà mai effettuati.
In particolare, per attrarre nuovi potenziali investitori gli indagati, oltre che del passaparola, utile per alimentare la fiducia tra conoscenti o clienti soddisfatti, si sono avvalsi di un’intensa attività promozionale attraverso profili social che ha garantito una maggiore visibilità dell’offerta finanziaria raggiungendo, in tal modo, una più ampia e diversificata platea, con cui instaurare un dialogo diretto.
Inoltre, l’organizzazione di esclusivi eventi promozionali volti a presentare l’opportunità di investimento, ha facilitato la creazione di un network relazionale e consolidato la credibilità e la fiducia verso i consulenti. Dal 2019 a oggi, le somme raccolte ammontano a oltre 60 milioni di euro, ma solo una minima parte (circa il 15%) è stata destinata all’effettivo acquisto di oro fisico, mentre la restante parte è stata utilizzata per remunerare i primi clienti aderenti al sistema nonché per finalità diverse rispetto al mandato ricevuto, come ad esempio il pagamento di compensi agli ideatori della frode.
Nell’ambito della medesima indagine sono stati peraltro sottoposti a sequestro amministrativo a seguito di controllo in strada 131 lingotti d’oro per il valore di 800.000 euro che venivano trovati in possesso di uno dei membri dell’associazione raggiunto da misura degli arresti domiciliari.
Per disincentivare le richieste di restituzione del capitale e di ritiro delle rendite maturate, ai clienti veniva anche proposta l’iscrizione un’associazione culturale, a seguito della quale i tesserati avrebbero avuto accesso a vantaggi riservati, pagando con una valuta convenzionale, spendibile presso una rete di esercizi convenzionati della filiera del lusso.
Le ipotesi di reato contestate riguardano l’associazione per delinquere, l’abusiva attività finanziaria e la truffa.