(Teleborsa) – Mentre si rafforzano le attese per un taglio dei tassi da parte della Fed già a settembre in scia alle dichiarazioni di Powell, complice il buon dato sull’inflazione, riflettori di nuovo puntati sulla BCE in vista della riunione del 18 luglio. Come si muoveranno le Banche centrali? E’ l’interrogativo al quale risponde Fabio Fois, Head of Investment Research & Advisory nell’outlook di Anima per il secondo semestre dell’anno.
“Le prospettive per i consumi sono costruttive, ma non ci sarà un surriscaldamento: le famiglie europee continueranno ad approfittare del graduale aumento del potere d’acquisto derivante dal rallentamento dell’inflazione e il tasso di risparmio si normalizzerà, stante la ricostituzione della ricchezza reale e l’allentamento monetario. Sul fronte della dinamica dei prezzi, l’inflazione sta perdendo slancio in linea con le stime della BCE, al netto di una persistente vischiosità nella componente dei prezzi dei servizi, che dovrebbe esaurirsi dopo l’estate. Questo ha consentito alla banca centrale di iniziare a tagliare i tassi: ci aspettiamo che il copione si ripeta nella seconda parte dell’anno, al ritmo di un taglio al trimestre”, spiega Fois.
Negli Stati Uniti, le condizioni per allentare la stretta “stanno maturando, ma a una velocità inferiore. Restiamo ottimisti su questo punto, per diversi motivi: le aspettative di inflazione rimangono stabili e vicine ai target delle Banche centrali; il ribilanciamento sul mercato del lavoro prosegue; la moderazione dei consumi eserciterà pressioni al ribasso sui prezzi di servizi e beni di base
L’allentamento delle pressioni sull’inflazione core permetterà alla Fed di iniziare a ridurre i tassi dopo l’estate, al ritmo di un taglio a trimestre, come per la BCE.
In Cina, infine, scenario centrale è invariato: “restiamo convinti che l’economia cinese sia entrata in una fase strutturale di transizione, in cui solo uno dei due motori che muovevano la crescita prima del Covid (export e settore edilizio) è ancora acceso (l’export), mentre il comparto edilizio sta attraversando un processo di trasformazione che non gli permetterà più di offrire un contributo alla crescita paragonabile a quelli registrati in passato. Come già accaduto nel 2023, anche nel 2024 il Pil cinese si espanderà a un ritmo prossimo al “nuovo” potenziale del 5%, sostenuto dall’export, ma frenato dalla transizione della domanda interna: i consumi privati non sono ancora pronti a prendere il posto dell’edilizia”.
In questo contesto, “il nostro scenario centrale per il 2024 rimane ampiamente allineato a quello descritto a fine 2023, anche per quanto riguarda i rischi. Rimangono cruciali gli sviluppi lato crescita e inflazione, specialmente negli Stati Uniti, dove la svolta sta maturando ma non è ancora arrivata. Se per qualunque ragione i progressi sul fronte dell’inflazione non dovessero manifestarsi o la crescita non dovesse proseguire nel processo di indebolimento, la Fed potrebbe restare riluttante a tagliare i tassi per tutta la seconda metà dell’anno, e la svolta verrebbe posticipata per il secondo anno di fila”, conclude Fois.
(Foto: Salvatore Cavalli)