(Teleborsa) – Cala l’attività manifatturiera degli Stati Uniti e frena quella dei servizi, nel mese di dicembre. La stima flash sull’indice PMI Manifatturiero elaborato da S&P Global indica infatti un livello di 51,8 punti, in rallentamento dai 52,2 punti di novembre e dai 52 punti delle stime degli analisti.
L’indicatore, comunque, si conferma sopra la soglia chiave dei 50 punti, che fa da spartiacque tra espansione e contrazione.
In frenata anche l’indice del settore terziario. La stima flash sul PMI dei servizi, pubblicata da S&P Global, indica un valore di 52,9 punti, che si confronta con i 54,1 di novembre e con i 54,0 del consensus.
Il PMI composito si attesta dunque a 53,0 punti dai 54,2 precedenti, a fronte dei 53,9 punti del consensus.
Chris Williamson, Chief Business Economist di S&P Global Market Intelligence, ha commentato: “I dati flash PMI di dicembre suggeriscono che la recente impennata di crescita economica sta perdendo slancio. Sebbene i dati dell’indagine indichino un’espansione annualizzata del PIL di circa il 2,5% nel quarto trimestre, la crescita ha ormai rallentato per due mesi. Con la crescita delle nuove vendite in calo particolarmente bruscamente nel periodo che precede le festività natalizie, l’attività economica potrebbe rallentare ulteriormente con l’avvicinarsi del 2026“.
“I segnali di debolezza sono anche generalizzati, con un quasi completo arresto degli afflussi di lavoro nell’ampia economia dei servizi, accompagnato dal primo calo degli ordini alle fabbriche da un anno a questa parte. Mentre il settore manifatturiero continua a registrare una produzione più elevata, il calo delle vendite indica livelli di produzione insostenibili che dovranno essere ridotti a meno che la domanda non riprenda nel nuovo anno. I fornitori di servizi hanno segnalato uno dei mesi più lenti per la crescita delle vendite dal 2023″, ha aggiunto l’economista.
“Anche le aziende hanno perso un po’ di fiducia nelle prospettive e hanno limitato le assunzioni a dicembre, in linea con il contesto economico più difficile. Una preoccupazione fondamentale è l’aumento dei costi, con l’inflazione che ha raggiunto il livello più alto da novembre 2022, il che ha portato a uno degli aumenti più significativi dei prezzi di vendita degli ultimi tre anni. L’aumento dei prezzi viene nuovamente attribuito in larga parte ai dazi, con un impatto iniziale sul settore manifatturiero che ora si estende sempre più ai servizi, ampliando il problema dell’accessibilità economica”, ha concluso Williamson.
