(Teleborsa) – Una guerra commerciale danneggerà tutti indistintamente: Stati Uniti e Cina. I rapporti fi forza fra Washington e Pechino son ben più complessi quel che appare a prima vista. Se da un lato gli Stati Uniti hanno un debito monstre di oltre 36mila miliardi di dollari, che devono urgentemente ridurre, Pechino dipende fortemente dalla credibilità USA, essendo il secondo maggior detentore di Treasuries dopo il Giappone, con una esposizione ufficiale di 784 miliardi di dollari a fine marzo. In realtà, gli esperti stimano l’esposizione totale della banca centrale a 1.100 miliardi.
La perdita di credibilità degli Stati Uniti ha già provocato ampi shock nel mercato azionario ed obbligazionario, facendo impennare i rendimenti dei Treasury su un massimo del 4,59%. E, parallelamente, il dollaro è scivolato sui mercati valutari, con il dollari index caduto a 97,83 e l’euro lievitato sino a 1,15 USD. Il deprezzamento del dollaro non può che far apprezzare lo yuan, che oggi viene scambiato oggi a 7,30, rispetto ai minimi di 7 toccati a settembre 2024. Una dinamica che sicuramente a Pechino non è gradita, traducendosi in una perdita di competitività, proprio nel momento in cui i dazi stanno alternando i rapporti di convenienza degli scambi internazionali.
Dunque, Trump ha le mani parzialmente legate, essendo la Cina uno dei principali bond holder degli Stati Uniti: proprio le fibrillazioni dei Treasury avevano alimentato voci di possibile operazioni di mercato della Cina e del Giappone. Ma nello stesso tempo anche il governo cinese ha un margine di discrezionalità piuttosto limitato e legato a doppio filo cn le sorti degli USA.
Eppure non mancano ritorsioni dall’una e dall’altra parte. L’ultimo episodio la restituzione di un Boeing 737 Max, atterrato sabato a Seattle proveniente dallo stabilimento cinese di Zhoushan. Un atto che è stato vito come un segnale di ritorsione alla guerra commerciale improntata dal Presidente americano. Ma una guerra in ambito aeronautico non farebbe bene a nessuno, neanche a Pechino. Anzi, la possibile imposizione di dazi nel settore farebbe male non solo alle vendite di Boeing, che dipendono mmolto dall’Asia, ma anche al produttore di aerei cinese Comac, che sta cercando di diventare competitivo, ma ancora dipende dalla componentistica fornita da produttori americani come GE Aerospace, Honeywell e RTX. Un elemento d fragilità per la Cina, che rischia di vedere Trump impedire alle aziende americane di rifornire Comac, opzione già valutata nel 2020.
E nello stesso tempo la Cina ribadisce la sua “ferma opposizione” ad accordi commerciali a sue “spese” ed avverte che adotterà misure di ritorsione contro tutti quei Paesi che decideranno di collaborare con gli USA in modo tale da compromettere gli interessi di Pechino.
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