(Teleborsa) – “L’evoluzione del sistema monetario internazionale dipenderà da forze lente, come l’indebolimento di alcuni dei pilastri tradizionali del dollaro, l’ascesa della Cina e il progresso dell’Europa verso una maggiore integrazione”. Lo ha detto il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, intervenendo alla Whitaker Lecture organizzata dalla Banca centrale d’Irlanda.
In ogni caso, al momento “il dollaro rimane al centro della moneta e della finanza globale – ha spiegato – Rappresenta il 60% delle riserve valutarie globali e delle passività bancarie internazionali, e il 40% della fatturazione commerciale globale. Domina l’emissione obbligazionaria internazionale, la determinazione dei prezzi delle materie prime, le negoziazioni in valuta estera e i mercati dei derivati. I titoli del Tesoro statunitensi – ancora gli asset sicuri più liquidi al mondo – ancorano questo sistema. Eppure, le fondamenta di questo predominio si stanno gradualmente indebolendo. La quota dell’economia statunitense sulla produzione globale si è dimezzata negli ultimi 75 anni: misurata a parità di potere d’acquisto, la Cina ha superato gli Stati Uniti circa un decennio fa. Ai tassi di cambio di mercato – un parametro più rilevante per gli investitori e la capacità di indebitamento – gli Stati Uniti rimangono più grandi, ma con un margine in calo. In termini di valore delle esportazioni, gli Stati Uniti si collocano ora al terzo posto, dietro Cina ed Europa”.
Secondo Panetta, “una fonte chiave di vulnerabilità è il “problema del doppio debito”, che potrebbe gradualmente indebolire la fiducia nell’economia statunitense”. In primo luogo, il debito federale lordo degli Stati Uniti ha superato il 120% del PIL e si prevede che raggiungerà il 170% entro il 2055, ben al di sopra di qualsiasi precedente storico. “Tali traiettorie potrebbero sollevare dubbi sulla disciplina fiscale, spingendo al rialzo i rendimenti sovrani e complicando il compito della Federal Reserve di rispettare il suo mandato in materia di inflazione”, ha sottolineato. In secondo luogo, la posizione patrimoniale netta sull’estero degli Stati Uniti è profondamente negativa, al -70% del PIL. Infine, nell’attuale panorama geopolitico, le garanzie di sicurezza statunitensi appaiono meno solide che in passato, gettando incertezza su un’ancora che da tempo sostiene l’ordine politico e monetario globale”.
“I processi lenti potrebbero progressivamente aprire la strada a un sistema monetario internazionale più multipolare, in cui il dollaro rimane un’ancora importante ma altre valute acquisiscono importanza – ha detto il Governatore della Banca d’Italia – Resta incerto se un tale sistema si rivelerà più stabile o più fragile. La multipolarità potrebbe aumentare la diversificazione, suddividendo l’onere della liquidità globale e riducendo la dipendenza globale dal ciclo politico statunitense. Ma potrebbe anche amplificare la volatilità e i rischi di contagio: la concorrenza tra valute di riserva potrebbe innescare improvvise riallocazioni in caso di cambiamenti nei rendimenti relativi o nella fiducia, aumentando le fluttuazioni dei tassi di cambio e dei prezzi delle attività. In un simile contesto, il coordinamento delle politiche internazionali diventa più difficile, sebbene sarebbe estremamente necessario”.
Inoltre, la tecnologia e la geopolitica stanno riscrivendo le regole della moneta. Panetta si è soffermato sulle stablecoin, che “sono emerse come potenziali concorrenti degli accordi tradizionali nei pagamenti transfrontalieri. Eppure, le stablecoin soffrono di due “peccati originali”. In primo luogo, violano l’unicità della moneta. In secondo luogo, sono intrinsecamente vulnerabili alle corse agli sportelli. Non esiste una facile redenzione da questi due peccati originali. La regolamentazione esistente li attenua, ma non può eliminarli”.
“Le stablecoin sollevano ulteriori problemi – ha aggiunto – In primo luogo, pongono rischi per l’integrità finanziaria, la circolazione opaca e peer-to-peer limita gravemente la capacità delle autorità di tracciare le transazioni e bloccare i flussi illeciti. In secondo luogo, la loro reale efficienza in termini di costi rimane incerta. Infine, le stablecoin affrontano specifiche vulnerabilità operative. La perdita di chiavi private, bug di codifica, attacchi informatici, carenze di governance o interruzioni nell’infrastruttura DLT sottostante possono portare a una perdita irreversibile di fondi – un rischio senza equivalenti nei sistemi di pagamento tradizionali ancorati al denaro pubblico. Una domanda fondamentale rimane irrisolta. Chi tutela la privacy, limita la profilazione, impone la responsabilità e previene gli abusi nei processi decisionali automatizzati quando i pagamenti avvengono su un registro pubblico senza confini e senza un chiaro ancoraggio giurisdizionale?”.
