(Teleborsa) – Si apre la settimana di Pasqua, che vede protagonista la BCE, nell’ultima riunione prima delle festività. Il direttivo dell’Eurotower si riunirà infatti giovedì 17 aprile, per decidere come rispondere alle turbolenze che hanno caratterizzato i mercati ed alle sfide poste dalla guerra dei dazi avviata dal Presidente americano Donald Trump. Una scelta non facile, certamente, ma più agevole e scontata rispetto a quella che si porrà dinanzi alla Federal Reserve, che dovrà scegliere se combattere l’inflazione o la recessione.
Cosa aspettarsi per giovedì
Le attese del mercato indicano anche per questa riunione la possibilità di un taglio dei tassi nell’ordine dei 25 punti base, che porterebbe il tasso sui depositi al 2,25% e quello Repo (principale) al 2,4%. Attualmente, i mercati prezzano fino a tre tagli della banca centrale Europea, dopo quello ormai scontato di aprile, segnalando un tasso sui depositi a fine 2025 fra l’1,5% e l’1,75%. Tagli che potranno avvenire in estate (a maggio non sono in calendario riunioni) o in autunno fra settembre e dicembre.
L’effetto Trump sui mercati
Il sistema di dazi universale annunciato da Trump il 2 aprile scorso, ormai conosciuto come Liberation Day, ha fatto crollare le borse mondiali, facendo arrivare l’onda d’urto anche all’obbligazionario USA, mercato che avrebbe dovuto muoversi in controtendenza e, invece, ha visto schizzare i rendimenti (sintomo di maggiore rischiosità) e crollare i prezzi al pari dell’azionario. Un movimento che è stato variamente spiegato dagli osservatori di mercato che che resta ancora oggi poco comprensibile.
I dati dell’inflazione
Questa settimana sono in calendario anche i dati dell’inflazione dell’Eurozona, variabile chiave cui la BCE ha legato le sue decisioni. I dati definitivi di marzo dovrebbero confermare un rallentamento della crescita tendenziale dell‘indice core, che esclude energia, alimentari e tabacchi, al 2,4% dal 2,6% del merse precedente. Dato che era risultato già al di sotto delle aspettative. Ma la BCE analizzerà con attenzione anche le prospettive di lungo termine, alla luce dei dazi imposti da Trump e delle contromisure della UE, che hanno effetti inflazionistici. Il tema dominate, comunque, sarà l’incertezza, dal momento che i dazi sono stati temporaneamente sospesi da Trump in quello che è stato visto come un “passo indietro”.
Le attese degli analisti
“La BCE appare più aperta rispetto alla Fed nel proseguire il ciclo di tagli e le recenti turbolenze sui dazi hanno fatto aumentare la probabilità un ulteriore taglio di 25 punti base già ad aprile”, notano gli analisti di Generali Investment, aggiungendo che “la BCE sembra più fiduciosa nella traiettoria di discesa dell’inflazione, anche se va detto che l’annuncio di politiche fiscali espansive in Germania potrebbe avere un impatto sul tasso termine di questo ciclo di accomodamento della politica monetaria”.
“Prevediamo ancora che la BCE tagli il tasso di deposito al 2% entro giugno. Il percorso successivo è più incerto e dipenderà dall’entità e dalla durata dei dazi reciproci e dalla potenziale risposta dei decisori politici europei”, afferma più cautamente Markets 360, la divisione di BNP Paribas dedicata all’attività di ricerca e analisi sui mercati.
Gli analisti di Rabobanck vedono anche la BCE al “bivio” e aggiungono un altro taglio dei tassi ad aprile, rispetto a quello già atteso per giugno. “Le volubili politiche tariffarie di Trump rappresentano una sfida notevole per la BCE. Non solo la direzione da seguire non è chiara, ma ora ci sono molti bivi. – sottolineano gli esperti – Trump ha ordinato una sospensione di 90 giorni, il che riduce l’impatto sulla crescita, per ora. Tuttavia, può cambiare idea in qualsiasi momento. Questa incertezza politica sta già incidendo sulla fiducia.
Anche per gli analisti di ING, la BCE sarà “costretta” a tagliare i tassi giovedì, anche per riequilibrare il tasso dei cambi e frenare l’ascesa dell’euro. “Guardando al futuro, la BCE si trova ad affrontare almeno due sfide principali. – affermano gli esperti – Le tensioni commerciali in corso e l’elevato livello di incertezza potrebbero costringerla a tagliare i tassi di interesse più di quanto attualmente sia disposta ad ammettere. Allo stesso tempo, il rafforzamento del tasso di cambio dell’euro, non solo nei confronti del dollaro, eserciterà maggiori pressioni disinflazionistiche sull’eurozona. Anticipare parte di queste pressioni potrebbe spingere la BCE ad aprire, almeno verbalmente, la porta a una politica monetaria accomodante”.