(Teleborsa) – “L’economia sta attraversando un cambiamento profondo” e la “mancanza di certezza rappresenta una sfida profonda per i politici”, ma la BCE è riuscita a “tracciare un percorso attraverso questa incertezza e ha fatto molta strada nella lotta contro l’inflazione“. E’ quanto affermato dalla Presidente Christine Lagarde, aprendo il Forum della BCE dal titolo “La politica monetaria in un’era di trasformazione”, ospitato presso la banca centrale a Sintra, in Portogallo.
“Il nostro lavoro non è finito e dobbiamo rimanere vigili”, ha avvertito la numero uno dell’Eurotower, ricordando che l’inflazione è crollata da un picco del 10,6% fino all’attuale 2,6% e questo percorso ha portato la BCE a tagliare i tassi per la prima volta a giugno.
“Le nostre decisioni politiche sono riuscite a mantenere ancorate le aspettative di inflazione e si prevede che l’inflazione ritorni al 2% nell’ultima parte del prossimo anno”, ha ricordato Lagarde, ribadendo “non ci fermeremo finché la partita non sarà vinta e l’inflazione non sarà tornata al 2%”.
Per giustificare le decisioni assunte sin qui, Lagarde ha passato in rassegna le tre caratteristiche che hanno definito questo ciclo della politica monetaria: i rischi, il percorso ed i costi.
I rischi che si sono affacciati
“In un tipico ciclo politico, quando le fluttuazioni sono guidate da shock moderati e di breve durata, le aspettative di inflazione solitamente non sono a rischio”, ha spiegato la Presidente, ricordando che in presenza di shock della domanda è possibile stabilizzare la domanda sulla produzione potenziale, mentre in presenza di shock di offerta non vi sarà “un’impronta duratura sull’inflazione”. Quando pero gli shock diventano “più ampi e persistenti”, allora “le aspettative di inflazione possono disancorarsi” e le banche centrali devono “reagire con forza” per evitare che l’inflazione superiore al target si consolidi.
Lagarde ha ricordato che in questo ciclo “gli shock sono stati abbastanza ampi da indurre molte famiglie a spostare la loro attenzione sull’inflazione” e l’impatto inflazionistico “rischiava di diventare endogenamente persistente” a causa del processo scaglionato di contrattazione salariale nell’area euro. “Pertanto, la politica monetaria doveva inviare un segnale forte sul fatto che non sarebbero stati tollerati superamenti permanenti dell’obiettivo di inflazione”.
Il percorso intrapreso dalla BCE
Esaminato il percorso dei tassi intrapreso in questa occasione dalla BCE, Lagarde ha ammesso “comunicare il nostro impegno per raggiungere l’obiettivo non sarebbe stato sufficiente” e quindi “un’azione politica moderata sarebbe stata insufficiente”, ad esempio mantenendo i tassi al 2%.
“Quando abbiamo iniziato ad aumentare i tassi, sapevamo che eravamo lontani da dove dovevamo essere“, ha sottolineato la numero uno dell’Eurotower ammettendo che bisognava “colmare il divario il più rapidamente possibile“.
“Quando i tassi ufficiali si sono spostati verso un territorio restrittivo – ha proseguito – la sfida si è spostata dall’agire rapidamente alla calibratura precisa del percorso” e questo ha richiesto di “adottare un approccio diverso rispetto al passato”.
“Abbiamo costruito un quadro per proteggerci da questa incertezza, combinando le proiezioni con i dati attuali sull’inflazione sottostante e sulla trasmissione monetaria”, ha spiegato Lagarde, aggiungendo “questo quadro ci ha aiutato ad affrontare le fasi di ‘inasprimento’ e ‘mantenimento’ del nostro ciclo politico e ci ha dato la fiducia necessaria per attuare un primo taglio dei tassi in occasione del nostro ultimo incontro politico”.
Il costo di una politica restrittiva
“Se da un lato il nostro percorso politico ha contribuito a domare l’inflazione, dall’altro ha anche frenato la crescita economica”, ha rilevato la Presidente, ricordando che “l’economia è rimasta stagnante per cinque trimestri consecutivi”.
La terza caratteristica specifica di questo ciclo indica che “considerata l’entità dello shock sull’inflazione, un ‘atterraggio morbido’ non è ancora garantito“. “Se guardiamo ai cicli storici dei tassi a partire dal 1970 – ha spiegato – possiamo vedere che quando le principali banche centrali alzavano i tassi di interesse mentre i prezzi dell’energia erano alti, i costi per l’economia erano solitamente piuttosto elevati”.
“Questo ciclo finora non ha seguito gli schemi del passato” – ha ribadito Lagarde – “l’inflazione ha raggiunto un picco molto più elevato rispetto ai precedenti atterraggi morbidi, ma ha anche decelerato più rapidamente” e “l’occupazione è cresciuta nonostante il rallentamento della crescita del PIL”.