(Teleborsa) – “I dati del primo semestre del mercato italiano del private debt risentono ancora dell’evoluzione del mercato finanziario, perturbato dall’ascesa e poi dalla riduzione dei tassi di interesse, che impatta tutto il mondo private. Il mercato del private debt si inserisce comunque molto bene nel panorama del private capital e rappresenta uno strumento importante perchè avvicina le imprese al mondo dell’equity“. Lo ha affermato Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt) durante la presentazione dei dati semestrali del mercato italiano del private debt (in collaborazione con Deloitte e CDP).
“Le imprese italiane sono spesso restie ad aprire il capitale a soggetti finanziari, preferendo il ricorso al sistema bancario, ma è difficile crescere e svilupparsi con prestiti che prevedono garanzie reali sottostanti – ha affermato – Sono più importanti i prestiti del private debt che vengono forniti sulla base di piani futuri e analisi”.
“L’imprese italiane hanno bisogno di capitale – ha sostenuto Cipolletta – Ci sono circa 200 mila piccole e medie imprese, escludendo quelle micro con meno di 10 addetti. Di queste, meno di 500 sono quotate, mentre 2.200 sono partecipate o avviate da private equity e 800 fanno ricorso al private debt. Siamo davvero a un livello molto basso e quindi c’è uno spazio molto grande per il mondo del private capital, per far crescere queste imprese e farle diventare più resilienti“.
Cipolletta spera che in futuro si allarghi la platea di investitori nell’asset class: “L’interesse per questi settori c’è, ma ostano motivi di ordine regolamentario sia europeo che nazionale, e misure di scarsa conoscenza del mercato e di eccessiva incidenza fiscale. Stiamo cercando di operare con il governo perché è importante che il mercato si ampli in termini di investitori, perché è importante per lo sviluppo delle imprese ma ha anche ritorni importanti”.