(Teleborsa) – E’ parzialmente rientrata la situazione in Corea del Sud, dove la legge marziale è stata immediatamente revocata dal Presidente Yoon Suk-yeol, dopo che il Parlamento ha votato contro la sua introduzione. Maggioranza e opposizione si sono unite votando contro e chiedendo , al contempo, le dimissioni del Presidente.
Il People Power Party, il partito al potere che non ha una maggioranza parlamentare, ed il partito Democratico, che ha la maggioranza assieme ad altri partiti di opposizione, si sono uniti per chiedere le dimissioni di Yoon.
Il partito Democratico ha addirittura minacciato di mettere il Presidente in stato d’accusa, se non rassegnerà le dimissioni, affermando che la dichiarazione di legge marziale “è stata una chiara violazione della Costituzione” e che “si è trattato di un grave atto di ribellione e fornisce una base perfetta per il suo impeachment”. Lo stato d’accusa dovrebbe essere votato almeno dai due terzi del parlamento, quindi 200 deputati, mentre il partito democratico e le opposizioni hanno all’attivo 192 voti. Una decina di voti, però, non sarebbe complicato da trovare fra i franchi tiratori del People Power Party, come avvenuto per la revoca della legge marciale.
Meno drastica la posizione del People Power Party, che ha chiesto le dimissioni del Presidente e del suo ministro della Difesa Kim Yong-hyun, ritenuto l’ispiratore del blitz.
Frattanto, il principale sindacato della Corea del Sud ha b, per fare pressing sul Presidente e ottenere le sue dimissioni.
Il won sudcoreano, la valuta locale, ha recuperato terreno dopo lo scivolone di ieri e scambia sui mercati internazionali a 1.409,77 contro dollaro, dopo aver toccato un minimo la vigilia a quota 1.430. La Borsa di Seoul questa mattina segna un ribasso dell’1,44%.