(Teleborsa) – Nuovo crollo dei prezzi del petrolio. Ieri a spingere in basso i prezzi del greggio sono stati i timori scatenati dal calo della domanda dalla Cina: per il quinto mese consecutivo Pechino ha ridotto le importazioni di petrolio, un fattore che sta aumentando i timori di un indebolimento della domanda dopo che anche l’Opec ha tagliato le previsioni sulla domanda di petrolio per il terzo mese consecutivo.
Anche l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha rivisto al ribasso le sue stime per il 2024 indicando che la domanda mondiale di petrolio è sulla buona strada per espandersi di poco meno di 900 mila barili al giorno (kb/d) nel 2024 (terzo taglio mensile della previsione) e di quasi 1 milione di barili al giorno (mb/d) nel 2025, segnando un brusco rallentamento rispetto ai circa 2 mb/d registrati nel periodo post-pandemia 2022-2023.
Preoccupazioni che si sommano alle tensioni in Medio Oriente – placate solo in parte da un rapporto del Washington Post che ha escluso la possibilità che Israele attacchi impianti petroliferi e nucleari iraniani – e che anche nella giornata di oggi hanno spinto in basso il prezzo del petrolio.
Al momento (ore 12:58) il Brent è prezzato a 73,76 dollari al barile (-4,77%) mentre il Wti ha raggiunto addirittura i 70,11 dollari (-5,03%).
Sul mercato pagano tutti i titoli legati al settore Oil&Gas. In Italia le peggiori a Piazza Affari risultano essere Eni (che sfiora il -3%), Saipem e Tenaris. Male anche BP e Shell a Londra e Total Energies a Parigi.
Si attende ora l’apertura di Wall Street visto che il rapporto del Washington Post non ha trovato conferme in Netanyahu che ha affermato che sarà Israele a decidere dove attaccare in base ai propri interessi nazionali e quindi la chiusura di ieri non ha scontato tale notizia.
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