(Teleborsa) – L’accordo tra Stati Uniti e Cina per ridurre i dazi doganali nella forma più aggressiva potrebbe attenuare l’impatto della guerra commerciale tra le due maggiori economie mondiali e ridurre la probabilità che la banca centrale statunitense debba rispondere con tagli ai tassi di interesse. E’ l’opinione espressa da Adriana Kugler, governatrice della Federal Reserve, durante un simposio della Banca Centrale d’Irlanda a Dublino, a seguito della tregua decisa lo scorso fine settimana dalle due delegazioni riunitesi in Svizzera.
La sospensione di 90 giorni dei dazi sulle importazioni – sottolinea la banchiera – “rappresenta un miglioramento” rispetto ad uno scenario che rischiava di provocare “un aumento dei prezzi e un rallentamento dell’economia”. Tali impatti saranno ora più contenuti e quindi cambierà anche la percezione di quello che la banca centrale andrà a fare nei prossimi mesi.
Prima dell’accordo, gli operatori di mercato attendevano un taglio dei tassi di 25 punti in estate, più probabilmente a luglio, ma ora un intervento non è atteso prima del mese di settembre. I future FedWatch al CME indicano un livello di tassi invariato per giugno (probabilità al 91,9%) e luglio (al 59,6%), mentre ora un taglio è atteso a settembre con una probabilità del 51,8%.
La scorsa settimana il FOMC ha confermato una banda di oscillazione del costo del denaro fra il 4,25% ed il 4,50%, livello cui si trova dallo scorso mese di dicembre. I membri del FOMC hanno affermato che sarebbe stato improbabile un cambio di strategia finché non fosse stato chiaro se i dazi avrebbero portato a un aumento dell’inflazione o se avrebbero indebolito la crescita e posto rischi per il mercato del lavoro.
“Anche con questa sospensione, i dazi sono molto più alti di prima – fa notare Kugler – quindi le prospettive prevedono comunque un aumento dell’inflazione a breve termine ben al di sopra del 2%”. La banchiera ha affermato che il conflitto commerciale potrebbe comunque avere profonde implicazioni per gli Stati Uniti, incluso un danno reputazionale che potrebbe spingere gli investitori altrove.