(Teleborsa) – Nell’ultima riunione di fine luglio, la Federal Reserve ha deciso per l’ennesima volta di mantenere fermo il tasso federale sui Fed Funds nell’intervallo del 4,25-4,50%, ritenendo che i rischi legati ai dazi siano ancora tutti da valutare e che l’inflazione risultasse ancora troppo elevata per procedere con un taglio. Per la prima volta, però, il FOMC si è spaccato e due membri hanno votato contro la decisione di mantenere i tassi d’interesse fermi, preferendo ridurli di 25 punti base. Una opzione che teneva conto dell’incertezza circa l’impatto dei dazi su inflazione e crescita. E’ quanto emerso dai verbali dell’ultimo incontro di politica monetaria del 30 luglio scorso.
La view su economia e inflazione
Nelle discussioni di politica monetaria, i membri del FOMC hanno convenuto che, sebbene le oscillazioni delle esportazioni nette avessero influenzato i dati, gli indicatori recenti suggerivano che la crescita economica si fosse indebolita (moderata) nella prima metà dell’anno, che il tasso di disoccupazione si fosse mantenuto a un livello basso e le condizioni del mercato del lavoro solide. I membri del Board hanno anche giudicato che l’inflazione fosse rimasta piuttosto elevata e che l’incertezza sulle prospettive economiche fosse elevata.
Due voti contro la stabilità dei tassi: ecco perché
Come noto, quasi tutti i membri del FOMC hanno concordato di mantenere fermo l’intervallo obiettivo per il tasso sui fondi federali tra il 4,25% ed il 4,50%, mentre due membri – Michelle W. Bowman e Christopher J. Waller – hanno votato contro questa decisione, preferendo abbassare l’intervallo obiettivo di 25 punti base.
I due membri “dissidenti” hanno infatti ritenuto che, escludendo gli effetti tariffari, l’inflazione si stesse avvicinando all’obiettivo del 2% fissato come target dal FOMC e che fosse improbabile che dazi più elevati avessero effetti persistenti sull’inflazione. Inoltre, hanno valutato che il rischio al ribasso per l’occupazione fosse aumentato significativamente con il rallentamento della crescita economica e della spesa dei consumatori e che alcuni dati in arrivo indicassero un indebolimento delle condizioni del mercato del lavoro, tra cui bassi livelli di aumento delle retribuzioni nel settore privato e la concentrazione di tali aumenti in un ristretto gruppo di settori meno influenzati dal ciclo economico.
Confermato approccio ancorato ai dati
Il FOMC alla fine ha confermato che, nel valutare l’entità e la tempistica di ulteriori aggiustamenti dei tassi, avrebbe valutato attentamente i dati in arrivo, l’evoluzione delle prospettive ed il bilancio dei rischi. Tutti i membri hanno concordato che lo statement avrebbe dovuto ribadire il “forte impegno a sostenere la massima occupazione ed a riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%”.
I membri del FOMC hanno dunque convenuto che, nel valutare l’orientamento appropriato della politica monetaria, avrebbero continuato a monitorare le implicazioni delle informazioni in arrivo per le prospettive economiche e sarebbero stati pronti ad adeguare l’orientamento della politica monetaria, qualora emergessero rischi che potessero ostacolare il raggiungimento degli obiettivi.
Il FOMC ha infine concordato che le valutazioni avrebbero tenuto conto di un’ampia gamma di informazioni, tra cui i dati sulle condizioni del mercato del lavoro, sulle pressioni inflazionistiche e sulle aspettative di inflazione, nonché sugli sviluppi finanziari e internazionali.