(Teleborsa) – La rimozione di Lisa Cook dal board della Fed non è sufficiente a garantire all’amministrazione Trump una politica monetaria più accomodante, ma è un passo necessario per rimodellare la composizione del voto del FOMC attraverso il controllo del board. Lo evidenzia un report di UniCredit sul tema, evidenziando che – se legalmente approvato – il suo licenziamento potrebbe consentire a Donald Trump di riempire l’organo di definizione dei tassi con voci accomodanti quando, a febbraio, si terrà la riconferma dei 12 presidenti regionali della Fed, che richiederà l’approvazione del board.
Con il licenziamento (da confermare) di Lisa Cook, Trump ha portato la sua lotta contro la Fed a un livello superiore, passando dalle minacce verbali alle azioni legali. Nella sua lettera di licenziamento a Cook, accusata di frode ipotecaria, Trump ha affermato di avere “motivi sufficienti” per rimuoverla dall’incarico, in linea con quanto previsto dal Federal Reserve Act. Cook, il cui mandato scadrà nel 2038, sostiene che Trump non ha l’autorità di rimuoverla e che non ha alcuna intenzione di dimettersi, contestando in tribunale quella che sostiene essere un’azione illegale.
“Ci aspettiamo che ottenga un’ingiunzione temporanea per sospendere l’ordine di rimozione, in attesa del contenzioso – si legge nel rapporto firmato dall’economista Edoardo Campanella – In questo modo, potrebbe continuare a partecipare alle riunioni del FOMC fino a quando non verrà presa una decisione giudiziaria definitiva, probabilmente da parte della Corte Suprema stessa, se il tribunale di grado inferiore si pronuncerà a favore di Cook, sostenendo che non ci sono motivi sufficienti per il suo licenziamento”.
Secondo UniCredit, non è chiaro se la Corte Suprema, che ha una netta maggioranza conservatrice, sosterrà la Casa Bianca. Finora, ha concesso a Trump un ampio margine di manovra per licenziare membri delle agenzie federali, ma a maggio ha tracciato una linea di demarcazione attorno alla Fed, affermando che “si tratta di un’entità semi-privata, strutturata in modo unico”. Ma anche se la Corte Suprema dovesse attenersi a questa linea, la questione è se Cook sarà in grado di resistere all’intensificarsi della pressione politica e se la leadership della Fed continuerà a proteggerla a costo di mantenere la banca centrale sotto attacco continuo.
La sostituzione di Cook darebbe all’amministrazione Trump una maggioranza di 4 a 3 nel Board of Governors della Fed (supponendo che Jerome Powell rimanga membro fino al 2028, anche se il suo mandato di presidente scade nel 2026). Sia Michelle Bowman che Christopher Waller sono nominati da Trump, mentre Stephen Miran (il principale consigliere economico di Trump) è in attesa di conferma da parte del Senato. Tuttavia, a Trump mancherebbero tre voti per ottenere la maggioranza nel FOMC, il comitato che definisce la politica monetaria della Fed. Oltre ai sette membri del Board of Governors, il FOMC include il presidente della Fed di New York (John Williams) in carica permanente e quattro dei restanti undici governatori regionali, che ricoprono un mandato annuale a rotazione. Né il presidente degli Stati Uniti né il Senato hanno voce in capitolo nella scelta dei vertici delle 12 banche regionali della Fed, poiché vengono scelti dai rispettivi board del settore privato.
Tuttavia, ciascuna di queste nomine deve essere approvata dal Board of Governors della Fed a Washington. Ogni presidente regionale può essere riconfermato ogni cinque anni, con la prossima scadenza per il rinnovo prevista per il 28 febbraio 2026. Pertanto, “l’eventuale rimozione di Cook dovrebbe essere vista come parte di un progetto più ampio – scrive Campanella – Di per sé, il suo licenziamento non sarà sufficiente a Trump per ottenere immediatamente i tagli ai tassi di interesse di almeno 300 punti base da lui richiesti, ma a lungo termine gli permetterebbe di rimodellare il FOMC“.
“Chiaramente, il tempo è essenziale in questa questione – aggiunge – La rimozione definitiva di Cook dovrebbe avvenire prima del prossimo febbraio, quando saranno aperte le nomine regionali. In caso contrario, la finestra successiva sarà nel 2031, con la scadenza del secondo mandato di Trump nel 2028″.