(Teleborsa) – La Federal Reserve torna questa sera in primo piano al termine della due giorni di politica monetaria, in cui non sono attese novità sul fronte dei tassi d’interesse. Il Federal Open Market Committee (FOMC) dovrebbe infatti confermare l’attuale livello dei tassi d’interesse, rafforzando l’attesa per un possibile taglio a giugno, ma quello che più attirerà l’attenzione sarà il discorso di Powell, fra la difesa della stabilità dei prezzi e dell’indipendenza della Fed, dopo le ripetute “incursioni” del Presidente Trump.
Taglio più probabile in estate
La Fed, al termine di questa riunione, dovrebbe confermare l’attuale livello dei tassi d’interesse, che oscilla in un intervallo compreso fra il 4,25% e il 4,50%. Il prossimo taglio dei tassi, dopo i tre consecutivi operati a fine 2024, è atteso per il mese di giugno o forse anche a luglio e dovrebbe ammontare a 25 punti base. Una strategia ben più prudente della BCE, anche perché l’economia USA sinora ha performato meglio di quella europea, seppur in rallentamento, e l’inflazione persiste su livelli ben più elevati che nell’Area dell’Euro.
Le scommesse sulle prossime mosse del FOMC sintetizzate dai Fedwatch future quotati al CME indicano tassi invariati a maggio con una probabilità altissima del 95,6%, ancora un nulla di fatto a giugno con una probabilità del 70,3% ed una maggiore centerzza a luglio (probabilità del 56,2%) di un taglio di 25 punti base.
Ma cosa ne pensano gli analisti?
“Non ci aspettiamo indicazioni esplicite sul percorso dei tassi, ma Powell dovrebbe escludere tagli precauzionali. Le comunicazioni recenti della Fed e la solidità dei dati reali suggeriscono che un intervento prima della riunione della FED di luglio sia improbabile“, affermano gli analisti di Pictet Asset Management, aggiungendo che “è probabile” che in questa riunione, Powell sottolinei “la responsabilità della Fed nel garantire che l’inflazione determinata dai dazi non diventi persistente e che il raggiungimento della piena occupazione sostenibile richieda la stabilità dei prezzi”. “Ci aspettiamo che il Presidente Powell riconosca che le recenti modifiche di policy potrebbero deviare temporaneamente l’economia dal doppio mandato della Fed – aggiungono – ribadendo però che la politica monetaria è “ben posizionata” per rispondere all’evoluzione dello scenario macro”.
Gli esperti di Carmignac, allo stesso modo, ritengono “ottimistiche” le “aspettative di mercato di tre tagli quest’anno, a partire già da luglio” e propendono per il mantenimento die tassi nell’intervallo target del 4,25%-4,50% nella riunione di questa settimana. Infatti, secondo gli esperti “è improbabile che la visibilità sul fronte fiscale migliori in modo significativo prima dell’estate” e soprattutto “l’eredità di Powell – come il presidente della Fed che ha combattuto l’inflazione – è ancora in fase di definizione”.
Anche Federated Hermes giudica “altamente improbabile” un taglio dei tassi nell’immediato, ma “è probabile che vengano fornite indicazioni su come i dazi potrebbero accentuare la persistenza dell’inflazione e maggior chiarezza sul contrasto tra dati che prevedono un hard o un soft landing”. A fronte dell’incertezza persistente, gli esperti ribadiscono però la “necessità” di “tre tagli dei tassi nella seconda metà di quest’anno“.
L’inflazione e le “pressioni” di Trump
Il lavoro di Powell è diventato più duro negli ultimi mesi, combattuto fra un’inflazione che persiste al di sopra del target del 2% (attualmente si trova al 2,4% ed è attesa in media al 2,8% nel 2025) ed i ripetuti “attacchi” del Presidente Donald Trump, che non ha solo messo in discussione le scelte sui tassi d’interesse, ma ha messo in discussione la stessa indipendenza della Fed, dichiarando più volte (e poi tirandosi subito indietro) che potrebbe anche rimuovere Powell dal suo incarico. Una situazione di grave incertezza che ha già avuto riflessi sui mercati e sul dollaro.