(Teleborsa) – La Francia ha vissuto una notte che proprio nessuno aspettava: la gauche ha vinto le elezioni, ma resta senza una maggioranza e con un futuro molto incerto davanti. La Barragè, il muro innalzato dalla coalizione di sinistra per fermare l’onda lunga della destra di Marine Le Pen, contro ogni pronostico della vigilia, ha ottenuto più voti di ogni altro schieramento all’Assemblee Nationale ed ora dovrà giocare la carta delle alleanze per riuscire a formare un governo.
Il Nuovo Fronte Popolare, la coalizione che ha raccolto tutte le forze di sinistra guidata da Jean Luc Melenchon, ha ottenuto 182 seggi in parlamento, mentre l’Enseble, il partito del Presidente Macron, si è fermato a 168 seggi, ma soprattutto ha fatto le spese della vittoria della sinistra il Rassemblement National di Marine Le Pen, fermo a 143 seggi dopo aver realmente sperato di conquistare il parlamento e formare un governo.
“La marea sta salendo. Questa volta non è salita abbastanza, ma continua a crescere. La nostra vittoria è solo rimandata“, ha affermato a caldo la leader dell’estrema desta Marine Le Pen, mentre Jordan Bardella di RN ha commentato “ha vinto l’alleanza del disonore e gli accordi elettorali di Macron con l’estrema sinistra”.
A dispetto dell’evidente delusione delle forze di estrema destra, la sinistra da sola non riuscirà a governare e, dunque, sul frote politico si apre ora il delicato gioco delle consultazioni e delle alleanze. Un gioco che vede la sinistra già divisa su come procedere: da un lato la sinistra di Insoumise, che fa capo a Melenchon, che non pensa affatto ad una alleanza con i centristi di Macron, dall’altra le forze moderate di sinistra, che già guardano ad una possibile alleanza con il centro, facendo appello alla responsabilità. Ma anche il segretario di Ensemble, Stephan Sejournè, guarda alla sinistra moderata, così come altre forze centriste come Horizons, disposta ad entrare nella partita senza le ali estreme.
Nel frattempo, il giovanissimo premier francese Gabriel Attal ha riconosciuto “questa sera nessuna maggioranza assoluta può essere data in mano agli estremi” ed ha annunciato le due dimissioni. Resterà solo per gli affari correnti fino alla formazione di un nuovo governo.
Ma cosa accadrà oggi ai mercati finanziari? Per a finanza il certo (sinistra) è sempre meglio dell’incerto (destra), soprattutto se una nuova maggioranza oltranzista sul modello Le Pen avesse rotto gli equilibri in Europa. Resta da vedere, tuttavia, quale coalizione si formerà e con quale ampiezza di manovra, dal momento che nessuno ha preso la maggioranza.
“Una ‘coalizione arcobaleno’ o un ‘governo ad interim’ sono possibili. Questo non è sicuramente il risultato più appetibile dal punto di vista politico, ma non è nemmeno il più sfavorevole per il mercato”, afferma Peter Goves, Head of Developed Market Debt Sovereign Research di MFS Investment Management, secondo cui lo spread OAT-Bund potrebbe “trovare un po’ di conforto nel breve termine, ma ci troviamo ancora di fronte a un contesto potenzialmente instabile dal punto di vista politico nel medio termine. Le relazioni con l’UE potrebbero rivelarsi tutt’altro che positive, soprattutto in ambito PDE”.
Frattanto, le borse danno segnali di un certo nervosismo questa mattina. I future sui principali indici sono in rosso: quello sul Cac-40 di Parigi segnala un ribasso dello 0,67%, quello sul FTSE 100 di Londra è in ribasso dello 0,37%, il Dax 30 di Francoforte proietta un calo dello 0,26% e Milano si attende in ribasso dello 0,53%. Il future sull’Eurostoxx 50 perde lo 0,42%.
Lo Spread OAT-Bund questa mattina è balzato su un massimo di 77 punti, per poi riassestarsi a quota 63 (+0,95%). Un articolo del FT della scorsa settimana aveva parlato della possibilità di un’attivazione per la Francia del cosiddetto scudo anti-spread (Strumento di Protezione della Trasmissione o TPI) da parte della Bce, in caso di una reazione violenta dei mercati, ma Gilles Moec, Chief Economist di AXA e responsabile di AXA IM Research, ritiene che “date le perplessità in alcuni Paesi chiave, la Bce dovrebbe garantire che l’azione sia “proporzionata” al rischio, il che suggerisce che un allargamento dello spread dovrebbe colpire seriamente l’economia per far scattare il TPI. Lo strumento serve a mitigare una crisi, non a stroncarla sul nascere“.