(Teleborsa) – Si sgonfiano i rendimenti del Bund tedesco, che ieri erano arrivati a sfiorare ieri la soglia del 3%, sull’attesa di un aumento del debito sotto il nuovo governo di coalizione di Friedrich Merz. Sin dall’esito elettorale ci si aspetta una riforma del vincolo normativo all’aumento del debito e l’espansione della spesa, soprattutto per la difesa. Impegni che faranno crescere il debito federale, anche in rapporto al PIL, e che sono stati già incorporati dal mercato.
I rendimenti del Bund a 10 anni
Il rendimento del Bund a 10 anni ha toccato ieri un picco del 2,93%, per la prima volta in 18 mesi, per poi chiudere attorno al 2,889%. Qualche limatura questa mattina porta il rendimento del Bund a 10 anni al 2,8875% (con una differenza di -0,15 punti punti base rispetto alla vigilia). Se il rendimento dovesse superare il 3% si riporterebbe ai massimi dal 2011, subito dopo la crisi finanziaria.
Con l’aumento del rendimento dei Bund si restringe lo Spread con i rendimenti dei titoli di stato degli altri paesi europei, come l’Italia (106,7 punti), la Francia (68,9 punti) e la Spagna (62,5 punti).
Si allarga invece lo Spread fra debito a breve e lungo termine, il primo più legato alla politica monetaria, il secondo al trend del debito: il divario tra i rendimenti a 2 e 10 anni si è spinto sino a 70 punti, il livello più alto da luglio 2022.
Il maxi pacchetto tedesco
Il rendimento del Bund è salito in risposta al piano di Berlino di sbloccare centinaia di miliardi di euro per investimenti in difesa e infrastrutture. Il pacchetto di misure fiscali del governo di coalizione, guidato dal futuro cancelliere Friedrich Merz, è in fase di discussione ed i mercati sono abbastanza fiduciosi che possa essere approvato a dispetto dell’opposizione dei verdi.
Il pacchetto messo a punto dal nuovo governo prevede innanzitutto la rimozione del vincolo normativo di bilancio (freno al debito), che sinora ha limitato l’espansione del debito tedesco, e l’esclusione delle spese per la difesa (oltre l’1% del PIL) sul calcolo del deficit. C’è poi una maggiore flessibilità fiscale dei governi locali e, soprattutto, un maxi fondo da 500 miliardi di euro per spese legate a difesa ed infrastrutture.