(Teleborsa) – Il settore delle piattaforme di investimento online in Italia è in grande fermento, grazie soprattutto all’attivismo dei più importanti player europei del settore, anche se ormai la definizione di broker sta loro stretta e la loro aspirazione è diventare banche a 360 gradi, in modo da non costringere più i loro clienti ad appoggiarsi a un istituto italiano per non avere frizioni all’interno di un continente in cui la piena circolazione di capitali e servizi finanziari è ancora lontana.
Un trend chiaro, per chi ha una licenza bancaria oltreconfine, è quello di aprire una filiale nel paese. Ciò non comporta solo l’onore di avere specialisti locali per funzioni come antiriciclaggio e compliance, ma anche l’opportunità di poter offrire servizi aggiuntivi come IBAN italiani e regime amministrato per la fiscalità degli investimenti, i quali sono un vero e proprio game changer per chi è già arrivato a questo punto. È il caso di Trade Republic, fondata nel 2015 a Berlino (Germania), che ha raggiunto a inizio anno quota 8 milioni di clienti in 17 paesi europei con asset in gestione per oltre 100 miliardi di euro, e che a fine gennaio ha lanciato la succursale italiana, che permette di fornire al mezzo milione di clienti nel paese un IBAN italiano e un conto corrente remunerato al 3% annuo, oltre che appunto il regime amministrato che automatizza il pagamento delle imposte. “Il lancio è stato un grande successo e abbiamo trovato riscontro su due fronti: sia in termini di acquisizione di nuovi clienti che di grande interesse da parte della nostra customer base esistente nell’attivare le funzionalità che abbiamo annunciato. Oltre due terzi della clientela esistente ha già fatto il passaggio al regime amministrato e alle funzionalità di conto corrente”, racconta Emanuele Agueci, Country Manager Italia di Trade Republic.
A dicembre 2024 era arrivata la succursale italiana di Revolut, meno associata al mondo degli investimenti e più a quello dei pagamenti, anche se all’interno della super app della fintech britannica fondata a Londra (Regno Unito) nel 2015 si possono acquistare svariate asset class e a inizio anno ha lanciato un prodotto popolare come i piani di investimento ETF a zero commissioni. “Quello della localizzazione è un trend che non andrà sicuramente a scemare – sostiene Agueci – perché abbiamo visto che funziona: c’è forte domanda per prodotti locali ma che abbiano un twist moderno, cioè che siano completamente digitali, con un focus su un’interfaccia semplice e intuitiva, e che possano offrire una struttura di costi estremamente competitiva che solo un business fondato sulla tecnologia può garantire. C’era un gap di offerta ed è possibile – per chi coglie questo gap di offerta come l’abbiamo fatto noi – acquisire quote di mercato a ritmi veramente veloci”.
Chi sta lavorando per aprire la filiale in Italia, ma ancora non si sbilancia sulle tempistiche, è Scalable Capital, fondata nel 2014 a Monaco (Germania) e che oggi ha oltre 1 milione di clienti con più di 30 miliardi di asset sulla piattaforma. Il mese scorso Scalable Capital ha chiuso un nuovo round di finanziamento da 155 milioni di euro, guidato da Sofina e Noteus Partners, in quello che è stato il più importante aumento di capitale nella storia dell’azienda, e ha detto che parte dei fondi saranno investiti per l’espansione in Italia. “Non avevamo bisogno di soldi, però ci sono tutta una serie di attività su cui stiamo vedendo forte trazione e su cui pensiamo di poter accelerare – dice Alessandro Saldutti, Country Manager Italia di Scalable Capital – Una di queste, e non è solo per il regime amministrativo, è aprire una branch in Italia. Sono cose che richiedono tanto tempo e tanti milioni di euro, e ci vogliamo prendere il giusto tempo per farlo bene e non rovinarci la reputazione che ci siamo costruiti fino ad ora”. Intanto la società continua ad allargare la propria offerta: alla fine dello scorso anno ha lanciato la European Investor Exchange, un’infrastruttura pensata su misura per gli investitori retail europei, mentre ad aprile ha offerto ai clienti la possibilità di investire in private equity attraverso un ELTIF (European Long-Term Investment Fund) di BlackRock. “Una delle principali novità di quest’anno è il lancio del private equity – sottolinea Saldutti – che non riguarda solo il nuovo fondo di Blackrock ma la creazione dell’infrastruttura tecnologica che ci permette di introdurre un’intera asset class. Non credo esista un’altra piattaforma che ti permetta di investire nell’asset class private equity senza un consulente e quindi stiamo creando un mercato da zero. Sei-sette anni fa in Germania è nata la rivoluzione dei piani di accumulo e alla stessa maniera siamo convinti che questa nuova asset class possa essere una cosa che nel tempo continui a crescere sempre di più”.
Anche se la loro offerta si sta arricchendo man mano che il tempo passa, questi neo-broker sono diventati noti negli ultimi anni, soprattutto da parte della clientela più giovane, per la loro offerta di piani di accumulo con ETF a commissioni molto basse (o anche zero su specifici prodotti o se li si detiene a lungo termine). Gli ETF sono comunque un prodotto che ha spopolato a livello globale e reso sempre più importanti gli acquisti dei fondi passivi sulle Borse di tutto il mondo. E dopo la sbornia da obbligazionario con i tassi ai massimi in oltre vent’anni in varie giurisdizioni, questi prodotti potrebbero riprendere ulteriore slancio. “Adesso, col calo dei tassi, stiamo assistendo a un riequilibrio tra i flussi verso i titoli di Stato e il mondo azionario, significativamente sugli ETF – dice Romualdo Guidi, responsabile Prodotti e Servizi di Fineco – Riteniamo che questo trend sia guidato da un aumento della consapevolezza e della maturità del cliente, interessato a investire tramite prodotti più efficienti. Inoltre, anche all’interno del mondo degli ETF vediamo in prospettiva un ulteriore sviluppo degli ETF attivi, che potranno svilupparsi in maniera importante come si sta già vedendo negli Stati Uniti”. Gli ETF sono anche un efficace strumento per attirare clientela, spesso alle prime armi sugli investimenti, che poi magari acquisterà prodotti e servizi più evoluti. “Su un’importante selezione di ETF proponiamo zero commissioni in acquisto grazie ad accordi con le case di investimento che coprono l’attività promozionale. In più permettiamo ai nostri clienti di inserire questi strumenti nelle piattaforme di consulenza evoluta, tramite la nostra rete di consulenti finanziari – dice Guidi – Vediamo con favore lo sviluppo di questo trend di mercato, non solo in ottica di acquisizione – che sicuramente funziona molto bene – ma anche come un’evoluzione sostenibile per il nostro business”.
Nonostante i piani di espansione dei player esteri e la continua crescita di quelli italiani, gli intervistati per questo articolo non si dicono preoccupati per la concorrenza sul mercato, anche perché comunque vedono un mercato potenziale molto grande, fatto dai soldi degli italiani che in questo momento non sono investiti ma soltanto erosi dall’inflazione. Secondo l’ultimo report della Federazione autonoma bancari italiani (FABI), i soldi in conti correnti e depositi hanno registrato una leggera crescita dell’1% nel 2024, attestandosi a quasi 1.600 miliardi di euro e rappresentando un “tesoretto” a cui le piattaforme di investimenti guardando con interesse. Il dato, pur in aumento, è comunque molto più contenuto rispetto agli anni della pandemia, quando la liquidità parcheggiata era esplosa per effetto dell’incertezza e dei consumi ridotti. Inoltre, la quota di liquidità detenuta nei portafogli è in discesa anche rispetto al dato appena prima la pandemia: nel 2019 rappresentava il 31% del totale mentre ora si attesa poco sopra al 25%. Ciò nonostante, ci sono player che negli scorsi mesi hanno adattato la loro offerta per navigare meglio il fermento del mercato. Directa, pionere del trading online in Italia essendo nata nel 1995, a febbraio ha fermato lo sviluppo del progetto “private banking” per concentrare tutte le proprie risorse sulle attività core degli investimenti online, per potenziarne l’offerta futura all’interno del nuovo scenario competitivo. Pur con risultati record, conti aperti che hanno sfondato quota 100 mila e asset dei clienti per la prima volta sopra quota 6 miliardi di euro a fine 2024, Directa ha dovuto attuare una rifocalizzazione puntando sulle caratteristiche che la contraddistinguono dai competitor esteri, ovvero una storia trentennale e la fiducia che trasmette, il continuo sviluppo e miglioramento della piattaforma e un servizio di assistenza clienti basato in Italia e reattivo.
La superiorità dell’offerta è ciò che fa stare tranquilla Fineco, nata nel 1999, oggi quotata sul FTSE MIB e la cui offerta va ben oltre la parte di trading e investimenti online. “Siamo leader praticamente da sempre sulla parte brokerage. Abbiamo creduto da subito nel digitale, anche quando c’era un po’ di perplessità da parte di alcuni, e abbiamo continuato a cercare di migliorarci – dice Guidi – Oggi i clienti possono operare su 30 mercati, anche con prodotti a zero commissioni, utilizzare una piattaforma sofisticata che integra anche servizi banking e investing e usufruire di un customer care con persone che rispondono al telefono che pochi possono vantare. A fronte di tutto questo, applichiamo commissioni coerenti con il livello di servizio e riusciamo a offrire il miglior rapporto qualità prezzo”. Inoltre, Fineco punta a essere un punto di riferimento sia per la clientela alla prime armi sia per gli investitori che fanno decine di operazioni al giorno, pretendendo strumento di analisi e operatività più evoluti. “Con l’ultimo aggiornamento della piattaforma, Fineco X, ci siamo impegnati a coniugare la sofisticazione necessaria per il segmento di clientela molto attiva, i cosiddetti trader, con l’esigenza di renderla il più semplice possibile in modo da far accedere anche i neofiti – dice il responsabile Prodotti e Servizi di Fineco – È stato molto sfidante sia disegnare sia sviluppare la piattaforma, perché alle funzionalità estremamente avanzate abbiamo affiancato un’elevata fruibilità per ogni tipologia di cliente”. Secondo l’ultimo rapporto della CONSOB sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, l’attrattività del trading online deriva principalmente da valutazioni in merito alla comodità del servizio (31% degli investitori e il 51% del sotto-campione degli interessati) e al costo del servizio (32% degli investitori e 47% degli interessati) oltre che dalla possibilità di accedere a una gamma più ampia di prodotti (22% e 39%) e di scegliere in autonomia (23% e 38%).
I broker esteri non sembrano però preoccupati di offrire la migliore piattaforma sul mercato per i trader che fanno tante operazioni, perché il focus sembra più su una clientela che guarda al lungo termine e non ha bisogno di operare tutti i giorni, e gli sforzi saranno concentrati sul raggiungere la parità di prodotto con gli operatori che hanno le proprie radici in Italia dal punto di vista dei prodotti bancari e di pagamento. “La nostra piattaforma – che crediamo possa permettere a tutti di investire sostenibilmente per il lungo periodo – non può essere solamente un broker, ma dobbiamo offrire anche servizi che permettono veramente di guardare a Trade Republic come l’unica piattaforma su cui gestire le proprie finanze a 360 gradi – dice Agueci – Per questo la succursale era qualcosa di imprescindibile, perché ci serviva a offrire il conto corrente, che è anche una testa di ponte importante per poi in futuro arricchire l’offerta con altri prodotti”. L’apertura della succursale e l’arricchimento dell’offerta che ne è conseguito ha posto le basi anche per l’aumento degli investimenti in marketing. A marzo Trade Republic ha infatti ingaggiato Francesco “Pecco” Bagnaia come primo brand ambassador nel paese: il due volte campione della MotoGP è stato protagonista della prima campagna televisiva italiana della piattaforma di risparmio, che ha posto l’accento sul saveback, la funzionalità che investe automaticamente l’1% degli acquisti con carta in un titolo a scelta. Revolut è invece un paio di anni che sceglie il celebre conduttore Gerry Scotti come testimonial, a testimonianza della volontà di diventare sempre più di massa. L’apertura della filiale è però vista come uno spartiacque sul fronte del marketing e della comunicazione – per ora soprattutto online, sui social media e tramite influencer – anche da parte di chi ancora non ce l’ha. “Sono abbastanza convinto che il livello di spesa diventerà estremamente più efficiente nel momento in cui avremo il regime amministrato – dice Saldutti – E quindi le grosse campagne le voglio fare nel momento in cui abbiamo veramente un prodotto su cui non ci sia nulla di dire”.
(Foto: Joshua Mayo su Unsplash)