(Teleborsa) – Torna a salire il prezzo dell’oro, sostenuto da una serie di fattori, dopo aver scontato ieri la probabilità di una soluzione della crisi in Ucraina. Il metallo prezioso oggi avanza dello 0,89% a 3.343,96 dollari l’oncia dopo aver ceduto ieri uno 0,5% a 3.314,35 dollari. UNa prezzo che è ancora lontano da record raggiunto a 3.439 USD e ben al di sotto delle stime degli analisti.
La soluzione della guerra Russia Ucraina
Ad esercitare pressioni sull’oro, negli ultimi giorni, hanno contribuito i colloqui di pace volti a risolvere il conflitto Russia-Ucraina, che si trascina ormai da tre anni. Dall’incontro in Alaska di Trump e Putin al vertice alla Casa Bianca: tutto sembra presupporre che sia la volta buona per giungere ad una pace duratura, anche se con Putin non è mai detta l’ultima parola. Di sicuro, l’effetto sul rpezzo dell’oro è depressivo, venendo meni il cosiddetto premio di guerra.
L’attesa per il Simposio di Jackson Hole
L’appuntamento clou della settimana è con il Simposio di Jackson Hole, in Wyoming. Un appuntamento di fine estate che riunisce le principali banche centrali e che, da qualche anno, è stato il trampolino di lancio per nuovi corsi della politica monetaria. Quest’anno, gli occhi sono puntati più che mai sul Presidente della Fed Jerome Powell, non solo per essere confortati circa un possibile taglio dei tassi a settembre, che il mercato già sconta con una probabilità dell’80%, ma anche per quello che concerne la successione alla Presidenza e la rosa dei candidati alla sua poltrona. Ovviamente, una politica monetaria più accomodante o meno restrittiva, favorita anche dal rientro dell’inflazione, avrebbe effetti positivi sull’oro a scapito del dollaro.
UBS ha alzato le stime sul prezzo dell’oro
Frattanto, la banca d’affari UBS ha alzato le stime sul prezzo dell’oro, alzandole di 100 dollari sino a marzo 2026 a 3.600 dollari l’oncia e di 200 dollari sino a giugno 2026 a 3.700 dollari l’oncia. Le previsioni a lungo termine sul prezzo reale dell’oro sono state alzate da 2.200 a 2.800 dollari l’oncia, il che implica prezzi nominali intorno ai 3.100 dollari entro il 2030, al netto dell’inflazione.
La banca continua ad aspettarsi che l’oro raggiunga nuovi massimi nei prossimi trimestri, prima di rallentare verso la fine del prossimo anno o l’inizio del 2027. “I prezzi dovrebbero poi scendere, ma è improbabile che la correzione sia abbastanza ripida da riportare l’oro ai minimi del ciclo precedente“, hanno aggiunto gli esperti di UBS, che vedono uno “scenario in cui, dopo un periodo di moderazione e stabilizzazione, l’oro si assesta a livelli significativamente più alti rispetto ai cicli precedenti”.
“In un contesto in cui il commercio globale e le relazioni politiche sono in continua evoluzione, i rischi macroeconomici sono elevati e i rischi geopolitici persistono, la diversificazione è più cruciale che mai”, spiega il team di UBS, aggiungendo “riteniamo che l’oro rappresenti per gli investitori uno dei modi più trasparenti per proteggersi da questi rischi”.