(Teleborsa) – Fra i circa 6.000 emendamenti presentati alla Manovra, che entro oggi dovrebbero essere scremati per ridurli a poco più di 400, ve ne sono alcuni che trovano il sostegno di tutte le forze di maggioranza ed altri che dividono la coalizione e riguardano il settore delle finanza. Fra questi, l’ipotesi di un aumento della tassazione delle criptovalute nel 2026, ma anche la tassa agevolata sull’Oro in luogo dell’aumento della tassazione dei dividendi.
La tassa sulle cripto-attività
La maggioranza, convocata per un vertice dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista del voto in Commissione giovedì, sarebbe compatta nel bloccare l’aumento della tassazione delle cripto-attività. Una serie di emendamenti presentati da Lega (a prima firma Garavaglia), Forza Italia (a prima firma Lotito) e FdI (a prima forma Pellegrino), ed un emendamento presentato da alcune forze di maggioranza (M5S) punterebbero a bloccare l’aumento dell’aliquota con cui vengono tassate le plusvalenze derivanti da cripto-attività dal 26% al 33%, che dovrebbe scattare dal 1° gennaio 2026, dopo che lo scorso anno il governo ha fermato l’aumento dell’aliquota proposta al 42%. La Lega, in particolare, punterebbe a far slittare l’aumento dal 2026 al 2027.
La tassazione agevolata sull’oro
Si tratta ancora per la tassa agevolata sull’oro fisico da investimento. La proposta prevede infatti una tassazione agevolata del 12,5% anziché l’aliquota ordinaria del 26% sulla plusvalenza derivante dall’investimento in oro fisico detenuto sotto forma di lingotti, monete e gioielli senza certificato d’acquisto. La misura punterebbe a far emergere gli investimenti nascosti e tassarne le plusvalenze, garantendo una aliquota agevolata, entro il 30 giugno 2026. La misura genererebbe un gettito di circa 2 miliardi.
Maggioranza divisa sulla tassazione dei dividendi
La maggioranza resta invece divisa sulla questione dell’aumento della tassazione dei dividendi, che darebbe un segnale negativo ai mercati ed agli investitor, disincentivando l’ingresso di capitali in Italia. La tassa sui dividendi distribuiti ai singoli azionisti è pari all’1,2% sulla cedola staccata, ma l’aumento riguarderebbe le holding che detengono partecipazioni inferiori al 10%, che vedrebbero lievitare l’aliquota al 24%. Una misura fortemente osteggiata da Forza Italia, dal momento che la tassazione agevolata sui dividendi delle partecipate fu introdotta nel 2003 da Berlusconi, e che garantirebbe al governo un gettito di circa 1 miliardo.
