(Teleborsa) – Dopo anni in cui il mercato italiano è stato inondato da crediti deteriorati ceduti dalle banche, impegnate nel derisking durante un periodo di tassi bassi in cui la loro redditività era sotto pressione, gli NPL non sono più un problema per il settore, come è emerso anche dai bilanci dei maggiori istituti e dalle dichiarazioni dei loro CEO negli ultimi due anni. E così il mercato dei servicer – e più in generali degli operatori della catena del valore – si è trovato negli scorsi mesi a un bivio, con società che stanno progressivamente diminuendo la loro esposizione al segmento degli NPL, come illimity Bank, ed operazioni di aggregazione che stanno portando alla nascita di operatori con maggiore scala, focus sull’espansione internazionale o maggiore specializzazione.
Le due operazioni che hanno dominato il mercato negli scorsi mesi, per dimensione e impatto mediatico, sono ION-Prelios e doValue-Gardant. Sul primo fronte il 19 luglio il Gruppo ION del finanziere italiano Andrea Pignataro ha annunciato il closing dell’acquisizione di Prelios per 1,35 miliardi di euro. “Il settore del credit servicing in Italia sta attraversando una fase di consolidamento significativa, guidata dalla necessità di migliorare l’efficienza operativa, sfruttare le economie di scala ed espandere le capacità di servizio in un mercato in via di maturazione che necessita di nuove proposte di servizi più sofisticati ed evoluti”, ha detto in quell’occasione Fabrizio Palenzona, Presidente di Prelios.
Per quanto riguarda il secondo grande deal, il 7 giugno doValue, società quotata su Euronext Milan con 116 miliardi di euro di asset in gestione e una specializzazione nella gestione di portafogli di credito e di immobili derivanti da crediti deteriorati, ha stipulato un accordo vincolante, dopo l’inizio delle trattative nei mesi precedenti, per l’acquisizione del 100% di Gardant per un corrispettivo in cassa di 230 milioni di euro e nuove azioni doValue corrispondenti a una quota del 20% della società. Gardant è nato nel 2021 a seguito della riorganizzazione di Credito Fondiario e ha 44 miliardi di euro di Assets under Management.
Queste operazioni sono arrivate dopo la trasformazione del mercato – che si trova a misurarsi anche con la Direttiva UE sul tema – come emerge anche dalle principale statistiche. Alla fine del primo trimestre del 2024, secondo i dati della Banca d’Italia, l’NPE ratio si attestava al 2,75% con lo stock di prestiti deteriorati a quota 51 miliardi di euro (vs 52,6 miliardi di euro di fine 2023 e lontanissimi dai quasi 350 miliardi di euro del 2015). Di questi, 18,97 miliardi di euro sono sofferenze, 27,66 miliardi di euro sono inadempienze probabili e 4,3 miliardi di euro di prestiti scaduti/sconfinanti deteriorati. Per avere un termine di paragone, i prestiti non deteriorati sono pari a 1.753,7 miliardi di euro.
Secondo una ricerca di Morningstar DBRS, gli afflussi annuali di prestiti deteriorati si sono significativamente moderati negli anni, passando dai 41,6 miliardi di euro del 2015 ai 13,4 miliardi di euro del 2023 (dopo il minimo di 12 miliardi di euro nel 2022). Le cartolarizzazioni GACS hanno contribuito al disinvestimento per 118,3 miliardi di euro di GBV.
Tutto ciò non ha portato solo a grandi deal, ma a una vivacità anche per le operazioni societarie che riguardano operatori di più piccole dimensioni, che si trovano magari ad affrontare sfide maggiori sul funding. Cherry Bank – istituto di credito specializzato nei servizi di supporto alle imprese, negli NPL e nell’acquisto dei crediti fiscali – ha prima acquisito Banca Popolare Valconca e poi acquistato una quota di Banca Macerata. “Con Valconca si è trattato di un perfetto incastro di visione e di business con una volontà di crescita e di espansione del modello Cherry Bank nel territorio nazionale – spiega l’amministratore delegato Giovanni Bossi – La volontà era anche di preservare la territorialità di Banca Valconca e anzi valorizzandola. Banca Valconca era una banca con operatività molto più tradizionale di Cherry Bank, con una rete di filiali su un territorio ricco, una buona base di raccolta bancaria, impieghi e clientela. Entrambe le realtà, post-integrazione, hanno aumentato, come da nostra visione, il rispettivo potenziale di sviluppo in una operazione completamente scalabile. Per quanto riguarda Macerata, siamo diventati primo socio per la realizzazione di sinergie sull’offerta dell’istituto, in linea con la gamma di soluzioni per famiglie e imprese già presente da parte di Banca Macerata e avviata anche da Cherry Bank nella contigua regione romagnola e nell’area di Pesaro”.
Posto che il mercato degli NPL è solo uno dei tanti business nei quali Cherry Bank opera, Bossi afferma che “il mercato NPL ha raggiunto una certa maturità, che non significa che non sia ancora profittevole, ma che premia chi ha per primo investito e creduto nel suo sviluppo, sapendone cogliere le evoluzioni tempo dopo tempo. Siamo convinti della necessità di investire laddove la banca gestisce, e di gestire ciò che ci vede investitori. Questo comporta un modello peculiare per quanto riguarda le decisioni di acquisto dei portafogli e ci permette di assicurare nel tempo rendimenti coerenti e sostenibili”.
Un’altra operazione che ha visto come protagonisti un player specializzato negli NPL e una banca locale è quella che ha portato alla nascita nelle scorse settimane di Tyche Bank, istituto bancario con sedi principali a Bologna e Messina caratterizzato da un’alta specializzazione nelle procedure concorsuali, nella finanza d’impresa, nell’acquisto di crediti fiscali nonché nell’investimento e gestione di crediti e di portafogli NPL e UTP. Tyche Bank è nata a seguito del perfezionamento della fusione inversa per incorporazione di Tyche in Banca di Credito Peloritano (istituto con sede a Messina).
Per quanto riguarda le motivazioni strategiche che hanno portato all’operazione, il presidente Enrico Rossetti spiega che sono “principalmente la creazione di un operatore bancario fortemente solido e liquido, con competenze verticali ma capace di soddisfare anche le esigenze quotidiane di privati, famiglie e imprese, che potesse gestire un bisogno emergente nel mercato finanziario odierno, ovvero l’esigenza di fornire a imprese in difficoltà ma meritevoli di supporto bancario un servizio pensato per ogni singolo caso. Un operatore, inoltre, che si rivolge ai professionisti nell’ambito delle procedure concorsuali ed attivo in diverse linee di business distinte, fortemente complementari e sinergiche tra loro. Sicuramente non una banca tradizionale come le altre”.
Il mercato che questi nuovi operatori, nati da operazioni di M&A, si troveranno ad affrontare nei prossimi mesi non dovrebbe essere troppo diverso da quanto visto nel recente passato. Secondo l’ultimo osservatorio sul mondo degli NPL di Banca Ifis, il tasso di deterioramento del credito al 2025 dovrebbe rimanere a un livello storicamente basso, se confrontato con i valori delle crisi dei mutui sub-prime e dei debiti sovrani. Inoltre, nel biennio 2024-2025 prevede una sostanziale stabilità dello stock come risultato dell’aumento dei flussi di nuovo deteriorato che compensa la migliorata capacità di recupero.
In questo senso, la fase di riassetto potrebbe essere arrivata alla sua conclusione. “Personalmente credo che la necessità sia quella di diversificazione e competenza – afferma Rossetti – La stagione delle aggregazioni tra player sta forse volgendo al termine, e ciò che il mercato chiede è la disponibilità di conoscenze di nicchia che non si sposano con le dimensioni a grande scala di agglomerati tra società”.
Piccole operazioni si potrebbero comunque continuare a vedere, come testimonia l’annuncio di Borgosesia degli scorsi mesi. La società, quotata su Euronext Milan e attiva nel campo degli investimenti in asset alternativi, ha avviato trattative in esclusiva per acquisire l’intero capitale di OneOSix, intermediario finanziario veronese specializzato nell’acquisto e gestione di crediti deteriorati.
(Foto: © Veerasak Piyawatanakul)