(Teleborsa) – La domanda di materie prime “critiche” per la transizione energetica e digitale è in costante aumento e rischia di provocare un aumento dell’inflazione ed ampliare la volatilità di questi materiali, che sono generalmente scarsi. E’ quanto rileva generali Investment in un report dedicato alle materie prime critiche, in particolare i metalli.
La scarsità dei materiali critici
Si stima che in media siano necessari dai 50 agli 80 chilogrammi di materie prime minerali, metalliche, agricole ed energetiche, escludendo l’acqua, per supportare lo stile di vita di una persona che vive in un Paese ricco, ma la transizione energetica e digitale che richiedono costantemente più infrastrutture (server, data center, reti elettriche, impianti di generazione di energia), ampliando la domanda di materie prime critiche e, di conseguenza, la volatilità.
All’interno delle materie prime, i metalli hanno caratteristiche fisiche ed economiche specifiche: sono molto più costosi dei materiali minerali (sabbia, gesso, caolino…), non sono rinnovabili né sostituibili ed i processi di estrazione e raffinazione sono sempre più costosi sia dal punto di vista ambientale che finanziario. Inoltre, le miniere sono infrastrutture complesse, che comportano lavori pesanti in luoghi spesso remoti ed un lasso di tempo molto lungo.
Per tutti questi motivo sta emergendo un quadro inflazionistico che, secondo gli esperti, alimenterà la volatilità influenzando i prezzi delle materie prime a lungo termine così come la valutazione delle società minerarie e metallurgiche sul mercato azionario.
Undici i metalli critici
Ma quali sono i metalli critici? Gli 11 elementi altamente critici che, secondo Generali Investment, saranno maggiormente esposti a squilibri sono: Zinco (Zn), Nichel (Ni), Rame (Cu), Stagno (Sn) e due elementi delle terre rare – Praseodimio (Pr) e Neodimio (Nd)
considerati ultra-critici; Grafite (C, nome del carbonio che non è un metallo), Silicio (Si, un metalloide), Litio (Li), Tungsteno (W) e un’altra terra rara, Disprosio (Dy) considerati altamente critici.
Questa selezione può essere ampliata ed includere altri 20 elementi chimici che sono semplicemente critici: Platino (Pt), Piombo (Pb), Bismuto (Bi), Iridio (Ir), Tantalio (Ta), Tellurio (Te), Antimonio (Sb), Argento (Ag), Palladio (Pd), Rodio (Rh), Rutenio (Ru), Germanio (Ge), Cobalto (Co), Vanadio (V), Titanio (Ti), Scandio (Sc), Magnesio (Mg), Berillio (Be), Alluminio (Al) e un elemento non metallico, Selenio (Se).
Quali le prospettive per gli investitori?
Il disallineamento previsto tra domanda e offerta tenderà ad aumentare la volatilità e i prezzi, soprattutto durante shock negativi dal lato dell’offerta. Le attività minerarie e di raffinazione dei metalli saranno fondamentali per mantenere un’economia robusta, in particolare per consentire l’elettrificazione, la digitalizzazione e il lungo percorso verso un mix energetico a basse emissioni di carbonio. Inoltre, il settore dei metalli concentra questioni sostanziali ambientali, sociali, dei diritti umani e di governance che hanno il potere di generare rischi significativi.
Questi fattori combinati hanno creato un concentrato di opportunità attraenti per chi seleziona gli investimenti in un ambiente così rischioso e volatile: a breve, ci si può aspettare la conferma dell’alto rischio/alto rendimento.
La selettività in base ai criteri extra-finanziari ESG è fondamentale come base per l’analisi del rischio. Infatti, questo tipo di investimento rappresenta un perfetto binomio tra l’impatto economico e l’impatto nel mondo reale, in particolare per l’ambiente e la società. Il 75% delle miniere industriali è concentrato in soli 13 paesi: Russia, Cina, Australia, Stati Uniti, Indonesia, Brasile, Canada, Cile, Sudafrica, Perù, Guyana, Argentina e India.
Gli squilibri tra domanda e offerta non si manifestano uniformemente nei segmenti di mercato, e i costi umani e ambientali differiscono notevolmente tra gli operatori del settore e le località dei siti. Per scegliere gli investimenti, Sycomore AM utilizza una strategia di investimento basata su un’analisi extra-finanziaria approfondita e orientata agli stakeholder nota come SPICE e su un’analisi ambientale granulare e olistica strutturata attorno al Net Environmental Contribution (NEC). In base a questa analisi, in ampio universo di oltre 150 società quotate è stato ristretto a una lista di acquisto di 32 titoli basata su criteri regionali, di dimensione, liquidità e criticità. Ulteriori screening di sostenibilità basati su criteri ESG hanno poi ridotto l’elenco a due dozzine di società quotate. Queste includono società minerarie (Imerys, Freeport-McMoRan, Teck Resources Limited e MP Materials Corp., che gestisce la miniera di terre rare di Mountain Pass in California), società integrate di estrazione e raffinazione (Boliden, Eramet), produttori di attrezzature minerarie (Epiroc, Metso Outotec), società di riciclaggio (Befesa, Umicore) e società di raffinazione-riciclaggio (AMG, Aurubis).
(Foto: Dominik Vanyi su Unsplash)