(Teleborsa) – C’è una discrepanza nel mercato del reddito fisso che questa settimana è saltata subito all’occhio degli esperti del settore: il rendimento dei Treasury americani ha continuato a salire a dispetto del maxi taglio dei tassi di 50 punti operato dalla Federal Reserve la scorsa settimana. Un movimento inconsueto, dal momento che un aggiustamento al ribasso dei Fed Funds, dovrebbe provocare un riallineamento verso il basso dei rendimenti lungo tutta la curva delle scadenze. E invece questo non è avvenuto ed i rendimenti sono cresciuti ancora, soprattutto sulle scadenze più lunghe.
Il rendimento dei Treasury a 10 anni, considerato un benchmark dei rendimenti dei titoli di Stato statunitensi, è aumentato di circa 17 punti base dopo la riunione del FOMC di metà settembre, invertendo il trend settembrino, che aveva visto un netto calo dei rendimenti. Al momento il T-bond decennale mostra un rendimento del 3,798%, che si confronta con circa il 3,62% segnato prima dell’annuncio delle decisioni della Fed.
Per spiegare questa “anomalia” del mercato gli esperti hanno avanzato due ipotesi.
L’ipotesi tecnica
Alcuni professionisti del settore hanno ipotizzato che il mercato avesse scontato un allentamento “eccessivo” prima della riunione della Fed ed abbia poi corretto il trend, facendo risalire i rendimenti che erano scesi troppo in precedenza. Una spiegazione di natura “tecnica”, dunque, che ha a che fare con gli acquisti eccessivi di bond effettuati pre-meeting e le successive liquidazioni (alleggerimenti), che hanno fatto risalire i rendimenti.
In effetti, la Fed ha suggerito ulteriori riduzioni dei tassi di 50 punti base entro la fine dell’anno e di altri 100 entro la fine del 2025, mentre il mercato, prima del meeting, scontava altri 200 punti base di tagli nello stesso arco temporale, in base all’andamento dei future FedWatch sul CME.
La teoria economica
Altri esperti hanno dato una spiegazione di carattere economico e strategico ed hanno “interpretato” l’attenzione riservata dalla della Fed all’indebolimento del mercato del lavoro come un segnale che la banca centrale USA, in futuro, potrebbe “tollerare” un’inflazione leggermente più elevata del normale pur di sostenere l’economia ed il mercato del lavoro.
Le ultime proiezioni economiche della Fed hanno mostrato che i banchieri centrali sono più preoccupati per l’economia che per l’inflazione e prevedono un aumento della disoccupazione quest’anno ed il prossimo. La decisione di procedere con un taglio più deciso sarebbe dunque motivata dalla necessità di proteggere il mercato del lavoro da un ulteriore deterioramento e con una ipotesi più hard landing che soft landing (recessione più profonda).
Attenzione allo Spread delle scadenze
Powell non avrebbe detto tutta la verità ed il mercato ha fiutato quanto non detto, in particolare riguardo l’inflazione. Oltre al movimento al rialzo dei rendimenti, infatti, quel che ha incuriosito gli esperti è l’allargamento dello spread fra la scadenza lunga decennale e quella breve a 2 anni. Una situazione che solitamente sta ad indicare l’attesa di un’inflazione più alta e che quindi potrebbe suggerire che la Fed sarebbe disposta ad accettare un’inflazione poco superiore al target pur di evitare una recessione più profonda ed il dilagare della disoccupazione l’anno prossimo.
La differenza tra i titoli a 10 e a 2 anni si è ampliata in modo significativo, aumentando di circa 12 punti base dalla riunione della Fed. Questa mossa, in particolare quando i rendimenti a lungo termine crescono più rapidamente, è chiamata “bear reefener” nel gergo del mercato. Questo perché generalmente coincide con il mercato obbligazionario che anticipa una maggiore inflazione in vista.
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