(Teleborsa) – Lo STOXX Europe 600 (SXXP), l’indice di riferimento per il mercato azionario europeo, ha un’esposizione del fatturato del 42% all’Europa, del 24% al Nord America, del 19% all’Asia-Pacifico e del 15% ad altri mercati emergenti. È quanto emerge da una ricerca di Goldman Sachs, sottolineando che – con meno della metà del suo fatturato proveniente dall’Europa – l’SXXP è “fortemente internazionale“. Questo dato è infatti sorprendente rispetto ad altri indici: il TOPIX è esposto al 60% al Giappone, l’S&P 500 al 70% agli Stati Uniti e l’MSCI EM al 75% ai mercati emergenti.
Dalla ricerca emerge che le piccole aziende hanno generalmente un’esposizione al fatturato interno maggiore rispetto alle grandi aziende. Goldman Sachs ha riscontrato che l’SXXP Large Cap e l’Euro STOXX 50 hanno un’esposizione al fatturato di circa il 40% all’Europa, mentre l’SXXP Small e Mid-Cap hanno un’esposizione al fatturato di circa il 60% o più all’Europa.
La Germania
Il DAX, composto dalle 40 principali società quotate alla Borsa di Francoforte, ha un’esposizione al fatturato del 44% all’Europa (di cui 20% Germania), del 25% al Nord America, del 16% all’Asia-Pacifico e del 14% ad altri mercati emergenti. Le large cap tedesche hanno un’esposizione limitata alla Germania, data la significativa ponderazione delle maggiori aziende tedesche nei settori internazionali chiave, in particolare i titoli ciclici. Auto e Ricambi (Daimler Truck, Volkswagen, ecc.), Chimica (BASF, ecc.) e Tecnologia (SAP, Infineon) rappresentano oltre il 25% delle prime 40, rispetto al 13% dell’SXXP.
La Francia
Il CAC 40, che rappresenta una misura ponderata in base alla capitalizzazione dei 40 titoli azionari più grandi e significativi dell’Euronext Paris, presenta un’esposizione del fatturato del 40% all’Europa (di cui 16% Francia), del 25% al Nord America, del 19% all’Asia-Pacifico e del 16% ad altri mercati emergenti. Il CAC 40 presenta una bassa esposizione alla Francia (16%), data la sua significativa ponderazione nei settori internazionali chiave. Materie prime (TotalEnergies, ArcelorMittal, ecc.), Beni di consumo (LVMH, L’Oréal, Michelin, ecc.) e Sanità rappresentano oltre il 50% dell’indice. Nel frattempo, i settori più esposti al mercato interno, come Utilities, Telecomunicazioni, Immobiliare e Finanza, rappresentano meno del 20% del CAC 40, rispetto al 30% dell’SXXP.
La Spagna
L’IBEX, indice ponderato in base alla capitalizzazione che contiene i 35 titoli spagnoli più liquidi negoziati sulla Borsa di Madrid, ha un’esposizione dei ricavi del 56% all’Europa (di cui 32% Spagna), del 12% al Nord America, del 5% all’Asia-Pacifico e del 27% ad altri mercati emergenti. L’IBEX è concentrato in poche società: quattro titoli rappresentano metà della sua capitalizzazione di mercato (Santander, Iberdrola, BBVA e Inditex). I settori finanziario e utility rappresentano oltre la metà dell’indice, contro il 25% dell’SXXP. Pertanto, la performance relativa dell’indice dipende in larga misura dall’andamento generale delle utility e delle banche in Europa. L’unica volta in cui si è verificata una netta divergenza da questo dato è stato durante la crisi del debito sovrano, quando l’IBEX è crollato drasticamente rispetto all’SXXP.
L’Italia
Il FTSE MIB, composto dai 40 titoli più scambiati sulla Borsa Italiana, ha un’esposizione ai ricavi del 74% all’Europa (di cui 51% Italia), dell’8% al Nord America, del 6% all’Asia-Pacifico e del 13% agli altri mercati emergenti. L’indice italiano è maggiormente esposto al mercato interno (51%) rispetto ai suoi omologhi europei, data la sua ponderazione nei settori chiave del mercato interno. Finanza e utility rappresentano il 65% dell’indice italiano, contro il 25% dell’SXXP. Data la sua forte inclinazione verso i titoli finanziari, il MIB è ben correlato agli spread BTP-Bund (un indicatore del rischio italiano). Detto questo, si è verificata una divergenza dopo la crisi del Covid, con lo straordinario sostegno politico.
Goldman Sachs evidenzia che il MIB è scambiato a sconto rispetto al mercato europeo (P/E), ritenendo che ciò rifletta principalmente la composizione settoriale del mercato italiano, piuttosto che uno specifico premio al rischio richiesto dagli investitori in asset italiani. Infatti, i tipici settori value (Finanziari, Utilities ed Energia) rappresentano circa il 70% delle azioni italiane e meno del 30% dell’indice SXXP.
I titoli italiani
Per aiutare gli investitori a monitorare, investire o evitare l’Italia, Goldman Sachs ha creato due liste: Italy Domestic e Italy International.
La lista nazionale italiana genera oltre il 90% dei suoi ricavi in Italia e meno del 5% al di fuori dell’Europa, mentre il MIB ha il 51% in Italia e il 26% al di fuori dell’Europa. È stato effettuato uno screening per tutte le società italiane con una capitalizzazione di mercato superiore a 1 miliardo di euro (aggiustata per il flottante) con oltre il 50% del fatturato in Italia e il 90% in Europa. Questi titoli nazionali sono fortemente orientati verso i settori Finanziari e Utilities. Quelli con il 100% di esposizione all’Italia sono Credito Emiliano, BFF, Iren, Inwit, Banca Generali, A2A, Lottomatica, Hera, Unipol, Poste Italiane, Snam, Terna, Fineco, BPER, Banco BPM. MPS è al 99%, Acea al 98%, Enav al 96%, Pop Sondrio al 92%, Mediolanum al 91%, Italgas all’89%, Mediobanca all’84%, Intesa Sanpaolo al 75%, MFE al 72%, Nexi al 59%.
L’indice internazionale italiano genera solo il 10% del suo fatturato in Italia e circa il 65% al di fuori dell’Europa, mentre il MIB ha il 51% in Italia e il 26% al di fuori dell’Europa. Questi titoli internazionali tendono ad essere più grandi (la maggior parte proviene dal MIB) e sono fortemente orientati verso i beni di consumo voluttuari e i titoli industriali. Technoprobe e Moncler hanno un’esposizione dei ricavi al 2% in Italia, Danieli al 3%, Pirelli e MAIRE al 4%, De’Longhi al 5%, Saipem e Stellantis al 7%, Brembo al 9%, Technogym al 10%, Brunello Cucinelli all’11%, Prysmian e Amplifon al 13%, Recordati al 14%, DiaSorin, Interpump Group e Campari al 15%, Leonardo al 18%, Buzzi al 19%, Fincantieri al 20%.
