(Teleborsa) – Le condizioni sui mercati finanziari italiani rimangono “nel complesso distese, beneficiando della prospettiva di un allentamento della politica monetaria”. Dallo scorso aprile il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi si è ridotto, portandosi sui valori della fine del 2021; anche sul mercato dei credit default swaps (CDS) lo spread e l’ISDA basis sono diminuiti. Lo afferma la Banca d’Italia all’interno del secondo Rapporto sulla Stabilità Finanziaria del 2024.
La liquidità sul mercato secondario dei titoli governativi resta “elevata” in presenza di un’offerta consistente sul mercato primario e della progressiva contrazione dei reinvestimenti da parte dell’Eurosistema. La volatilità si è mantenuta su livelli contenuti, pur mostrando temporanei ampliamenti in concomitanza con l’instabilità politica verificatasi in Francia successivamente alle elezioni europee di giugno e con le turbolenze sul mercato azionario avvenute in agosto. “La capacità del mercato di assorbire ordini di ammontare cospicuo senza produrre un impatto significativo sui prezzi è rimasta consistente”, viene sottolineato.
Nella prima metà del 2024 la quota dei titoli di Stato detenuta dalle famiglie italiane ha quasi raggiunto il 13 per cento, anche grazie alle emissioni dedicate agli investitori al dettaglio. Quella degli investitori esteri è salita a oltre il 23 per cento a seguito di un sensibile incremento degli acquisti. Sono diminuite ancora le quote della Banca d’Italia e dell’Eurosistema, così come quelle delle banche e delle assicurazioni residenti.
Le analisi della Banca d’Italia e della Bundesbank mostrano che la rilevanza e le caratteristiche delle diverse tipologie di investitori sono fattori che possono influire sulle condizioni di liquidità – e quindi sulla solidità – dei mercati dei titoli di Stato. In Italia la quota relativamente elevata di investitori domestici, caratterizzati per lo più dall’adozione di strategie di investimento a lungo termine (buy and hold), tende a favorire la stabilità, attenuando i possibili impatti connessi con cambiamenti delle modalità di gestione dei portafogli da parte di investitori istituzionali esteri. D’altro canto, una presenza particolarmente cospicua di detentori domestici determina un maggiore livello di interconnessione all’interno di un’economia.
Il collocamento dei titoli di Stato è proseguito con regolarità, con quantitativi in rialzo per quelli a medio e a lungo termine e rendimenti medi all’emissione in calo rispetto al picco dello scorso maggio.
Il costo medio dello stock dei titoli di Stato in circolazione ha raggiunto il 2,8 per cento, 80 punti base in più rispetto al minimo osservato a marzo del 2022; il trend di crescita ha rallentato per effetto della riduzione del costo delle nuove emissioni. La vita residua è di poco inferiore ai sette anni.