(Teleborsa) – I dati sui prezzi al consumo per il mese di luglio suggeriscono che la Federal Reserve rimane sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo del 2%, il che dovrebbe consentire alla banca centrale di concentrarsi sempre di più sull’altro obiettivo di massimizzare l’occupazione negli Stati Uniti. Nonostante un taglio dei tassi per la riunione di settembre sia ormai scontato, rimane grande incertezza sulla magnitudo del taglio del costo del denaro, che sarà di 25 o 50 punti base.
I dati del Dipartimento del Lavoro hanno mostrato che i prezzi al consumo di luglio sono stati in linea con le aspettative, sia per l’indice headline (in aumento dello 0,2% m/m e in rallentamento al 2,9% a/a dal precedente 3%, il livello più basso da marzo 2021) sia per quello core (0,2% m/m, dallo 0,1% precedente e in decelerazione anno su anno al 3,2% dal 3,3%).
“Gli ultimi dati sull’inflazione rivelano un aumento modesto ma costante – ha commentato Mario Di Marcantonio, economista di Intesa Sanpaolo – I costi dell’alloggio rimangono un fattore significativo, con la moderazione prevista che non si è ancora concretizzata, nonostante il continuo rallentamento dei prezzi degli affitti di mercato. I servizi non abitativi continuano il loro recente trend di stabilizzazione, mentre le pressioni deflazionistiche sui beni di base si sono intensificate. I prezzi dell’energia si sono stabilizzati, sebbene il loro contributo all’inflazione rimanga limitato”.
Per quanto riguarda l’indice escludendo cibo ed energia, il maggiore contributo al rialzo è venuto dall’accelerazione dei servizi abitativi (0,4% m/m, 5,1% a/a); in particolare, la crescita è stata dovuta a entrambe le componenti, l’equivalente dell’affitto per i proprietari, che è aumentato dello 0,4% m/m (5,3% a/a) e l’affitto effettivo, aumentato dello 0,5% m/m (5,1% a/a).
“Questo rapporto dovrebbe contribuire a consolidare le aspettative per un altro 0,2% MoM e molto probabilmente uno 0,1% per la misura dell’inflazione preferita dalla Fed, il deflatore PCE core, tra un paio di settimane – ha commentato James Knightley, Chief International Economist di ING – Ciò garantirebbe un taglio del tasso della Fed a settembre alla luce del raffreddamento del mercato del lavoro e dell’indebolimento dei sondaggi aziendali, essendo solo una questione di grandezza. Per ora preferiamo un 50bp per iniziare, mentre la Fed recupera terreno sui dati prima di tornare a movimenti di 25bp in seguito”.