(Teleborsa) – “Per avere un sistema previdenziale solido, occorre offrire ai giovani opportunità di lavoro regolare, riducendone i tempi di transizione sia dal sistema di istruzione e formazione al lavoro, che da una occupazione all’altra, con adeguate misure di politiche attive del lavoro”. Lo ha detto il presidente dell’INPS, Gabriele Fava presentando il Rapporto annuale dell’INPS ricordando che in un sistema contributivo “la pensione di domani si costruisce con il lavoro di oggi”.
“Uno degli obiettivi della nuova Governance dell’INPS, ha spiegato Fava, sarà ingaggiare le giovani generazioni, anche chi è fuori dal mercato del lavoro o non ha una occupazione stabile, sulla questione previdenziale, e aiutarle nella costruzione del proprio salvadanaio previdenziale”.
Bilancio INPS
L’INPS ha chiuso l’esercizio 2023 con un risultato positivo per 2.063 milioni di euro, in peggioramento di 5.083 milioni rispetto al 2022, quando è risultato pari a 7.146 milioni di euro. Nel Rapporto annuale si chiarisce che per effetto del risultato d’esercizio conseguito e della riduzione del debito per anticipazioni di tesoreria (4.500 milioni), il patrimonio netto passa da 23.221 milioni di euro di inizio esercizio a 29.784 milioni al 31 dicembre 2023. Le entrate contributive nel 2023 raggiungono quota 269.152 milioni con un aumento sul 2022 del 5,08% mentre le uscite totali per prestazioni salgono a 398.063 con un aumento del 4,6%. I trasferimenti dello Stato salgono a 164.432 milioni con una crescita del 4,73%.
In pensione in media a 64,2 anni
Secondo quanto emerge dal Rapporto annuale dell’INPS. l’età media di accesso alla pensione in Italia, grazie alla possibilità di uscire in anticipo rispetto all’età di vecchiaia, è di 64,2 anni e questo, insieme alla generosità dei trattamenti rispetto all’ultima retribuzione, rischia di creare squilibri per il sistema previdenziale. “Le previsioni Eurostat per l’UE relative agli andamenti demografici – si legge – fanno presagire un peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti, con rischi crescenti di squilibri per i sistemi previdenziali, soprattutto per quei paesi, come l’Italia, dove la spesa previdenziale è relativamente elevata”
26,6 milioni lavoratori, un milione in più di 2019
Nel 2023, i lavoratori iscritti all’INPS con almeno una settimana di contributi sono stati 26,6 milioni, oltre 1,08 milioni in più del 2019, secondo il rapporto annuale dell’Istituzione previdenziale che segnala come la differenza rispetto all’ISTAT dipenda dal fatto che l’Istituto di statistica faccia un’indagine campionaria mentre l’INPS dà un dato di flusso annuo. Le settimane lavorate in media nel 2023 per ogni assicurato sono state 43,1 a fronte delle 42,9 medie del 2019.
Retribuzioni +6,8% sul 2019. Cala potere acquisto
Al notevole recupero occupazionale, sia in termini di unità che di intensità di lavoro, “non è corrisposto un incremento dei redditi e delle retribuzioni tale da compensare pienamente la perdita di potere d’acquisto conseguente alla recrudescenza del fenomeno inflattivo”, segnala l’INPS. sottolineando come si sia registrato un aumento lordo dei salari monetari del 6,8% nel periodo a fronte di un aumento dei prezzi attorno al 15-17%.
In media le retribuzioni (comprese quelle part time e quelle dei contratti per solo una parte dell’anno) nel 2023 sono state pari a 25.789 euro lordi nell’anno. L’importo in media ha raggiunto i 39.176 euro per quelle full time e full year.