(Teleborsa) – Sul fronte delle pensioni, il governo sta lavorando in due direzioni. Da un lato si sta pensando di aumentare le pensioni minime, per cercare di portarle oltre i 621 euro attesi, dall’altra si ragiona su nuovi incentivi per convincere chi ha i requisiti per la pensione anticipata ad andare in pensione più tardi.
Per quanto riguarda le pensioni minime, nel 2023 c’era già stato un innalzamento dell’assegno del 2,7%, oltre quello garantito dal recupero dell’inflazione. Quest’anno in Manovra non solo dovrebbe essere prorogato il regime transitorio previsto nel 2023, ma dovrebbe esserci anche uno sforzo in più, come richiesto a gran voce da Forza Italia, compatibilmente con le possibilità offerte dalle risorse limitate a disposizione del governo.
Le pensioni minime, che avevano raggiunto 614,77 euro quest’anno dai 558,61 euro precedenti, dovrebbero non solo arrivare a 621 euro, recuperando l’inflazione che si attesta all’1%, ma anche oltrepassare questa cifra, raggiungendo almeno 630 euro e secondo alcuni anche 640 euro, a seconda delle risorse che i tecnici riusciranno a reperire per questa voce.
Nella Legge di Bilancio 2023 erano stati stanziati 379 milioni per garantire un aumento supplementare degli assegni del 2,7% a 1,8 milioni di pensionati che percepiscono il trattamento minimo. Per prorogare questa misura e reperire le risorse aggiuntive per dare qualcosa di più a chi percepisce meno, non è escluso il blocco della rivalutazione delle pensioni più alte, cioè quelle che superano quattro volte il minimo.
E mentre, da un lato, si ragiona sull’innalzamento delle pensioni minime, dall’altro si pensa agli incentivi per la permanenza al lavoro sia nella PA che nel privato. A tutti coloro che hanno i requisiti per Quota 103 sarebbe offerto un incentivo rafforzato per rinunciare ad andare in pensione, o attraverso la defiscalizzazione dell’incentivo oppure attraverso contributi figurativi per gli anni di posticipo della pensione.