(Teleborsa) – L’Antitrust, grazie alla segnalazione di un whistleblower, ha avviato un’istruttoria nei confronti di Amica Chips e Pata per una presunta intesa restrittiva della concorrenza relativa alla produzione e alla commercializzazione di patatine a marchio privato prodotte per conto delle catene della GDO.
Le due società, secondo l’Autorità, si sarebbero coordinate per ripartire tra di loro la clientela, mantenendo in tal modo i prezzi ad un livello sovra-concorrenziale.
I funzionari dell’Autorità, con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, hanno svolto ispezioni nelle principali sedi delle due società e di un altro soggetto ritenuto in possesso di elementi utili all’istruttoria.
“Si faccia subito chiarezza”, ha sollecitato Massimiliano Dona dell’Unione Nazionale Consumatori, agigungendo “è evidente che in caso di intesa restrittiva a pagarne le conseguenze sono i consumatori, che finiscono per pagare un prezzo esagerato, superiore a quello di mercato, alla legge della domanda e dell’offerta. Purtroppo in Italia queste intese abbondano, specie nei settori dove c’è meno concorrenza, dove ci sono meno competitori, ma non sono facili da provare”.
Anche Codacons concorda che “le vittime di intese finalizzate a ridurre la concorrenza sono sempre i consumatori“, ricordando che “tali pratiche hanno infatti come conseguenza diretta quella di impedire la riduzione dei prezzi al dettaglio, e mantenere artatamente i listini sopra determinati livelli, costringendo gli utenti a maggiori esborsi economici”.
Il Movimento Difesa del Cittadino esprime “forte preoccupazione” riguardo all’istruttoria, alla luce del fatto che Amica Chips fornisce catene come Esselunga, Lidl, Carrefour, Selex e Crai, mentre Pata è fornitore di Coop, Pam, Tigre, Conad, Eurospin e Despar. “Un accordo tra le due aziende – si evidenzia – potrebbe limitare la concorrenza e portare a un aumento dei prezzi e a una riduzione della qualità dei prodotti offerti”.
Il valore del mercato delle patatine in Italia – ricorda MDC – si aggira intorno ai 580 milioni di euro, cifra che sale a 600 milioni se si includono le tortillas. Le private label detengono circa il 10% di questo mercato.