(Teleborsa) – Il prezzo dell’oro prosegue il recupero sui mercati internazionali, in risposta anche alla debolezza del dollaro, che sembra ancora scontare una politica monetaria espansiva della Fed.
Le più recenti dichiarazioni del Presidente Powell e la possibilità di una pausa nel percorso di aggiustamento al ribasso dei tassi non sembrano pienamente aver convinto gli investitori, che scommettono ancora sulla possibilità di un taglio dei tassi di 25 punti a dicembre. I future Fedwatch al CME segnalano una probabilità del 55,7% di un taglio di 25 punti base a dicembre, contro una probabilità del 44,3% che i tassi rimangano invariati.
A sostenere l’oro concorre poi la domanda di beni rifugio, alimentata dalle crescenti tensioni tra Russia e Ucraina e dalla guerra in Medioriente.
Il metallo prezioso è così rimbalzato dai minimi degli ultimi due mesi, toccati la scorsa settimana, dopo la vittoria di Trump alle elezioni ed in risposta ad una maggior propensione al rischio degli investitori, che si è poi sgonfiata. Da un minimo degli ultimi due mesi di 2.561 dollari l’oncia, toccato la scorsa ottava, il prezzo è rimbalzato a 2.620 USD/oncia (+0,34%), ma è ancora lontano dal picco di 2.780 dollari raggiunto a fine ottobre.
Fra gli altri metalli preziosi, il palladio sosta poco oltre i mille dollari, mentre il platino ritraccia leggermente a 967 dollari. In frazionale rialzo l’argento che si porta a 31,275 dollari(+0,3%).
Tra i metalli industriali, i futures sul rame al London Metal Exchange avanzano dello 0,3% a 9.124,50 dollari la tonnellata, dopo aver perso terreno di recente sui segnali di rallentamento della crescita in Cina. Ora si guarda alle decisioni della banca centrale cinese questa settimana, anche se si dà per scontato un nulla di fatto sui tassi.