(Teleborsa) – L’economia globale resta caratterizzata da forte incertezza, nonostante una possibile risoluzione dei conflitti in Medio oriente e la mitigazione (grazie ad accordi e riassetti strategici negli scambi con l’estero) degli effetti negativi dovuti all’aumento generalizzato dei dazi sul commercio internazionale. I fattori che hanno sostenuto l’attività economica nella prima metà dell’anno (anticipi di acquisti e vendite delle imprese in vista dell’introduzione dei dazi) si stanno esaurendo.
Lo conferma la consueta nota mensile dell’Istat, secondo cui l’economia globale è in moderato rallentamento ed il commercio internazionale mostra un andamento volatile anche per il persistere di un elevato grado di instabilità delle politiche commerciali.
In base alle previsioni più recenti del Fondo Monetario Internazionale, la crescita del Pil mondiale è prevista in moderato rallentamento, (+3,3% nel 2024, +3,2% nel 2025 e +3,1% nel 2026). Nel terzo trimestre, la dinamica congiunturale del Pil ha segnato una modesta accelerazione in Cina e nell’Eurozona. Negli Stati Uniti le attese di una moderazione del ritmo di crescita dell’attività economica e dell’inflazione hanno favorito il taglio dei tassi di interesse a ottobre.
Il Pil italiano, secondo la stima preliminare, è rimasto stazionario nel terzo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti, registrando un risultato analogo a quello tedesco ma inferiore a quello della media dell’area euro, della Francia e della Spagna. La domanda nazionale (al lordo delle scorte) ha fornito un apporto negativo, mentre la componente estera netta ha contribuito positivamente. L’incremento congiunturale nullo è stato il risultato di un aumento in agricoltura, una contrazione dell’industria e di una stazionarietà nei servizi. La variazione acquisita per il 2025 è pari a +0,5%.
La dinamica congiunturale delle esportazioni nei mesi estivi, nonostante una contrazione ad agosto, è risultata nel complesso positiva (+1,2% a giugno-agosto rispetto ai tre mesi precedenti), ), in particolare sui mercati europei (+2,3%, +0,1% quella sui mercati extra Ue). Le importazioni nello stesso periodo hanno evidenziato un lieve calo (-0,3%).
L’indice destagionalizzato della produzione industriale a settembre è aumentato del 2,8% rispetto ad agosto, compensando la forte flessione del mese precedente (-2,7%). Nella media del terzo trimestre, tuttavia, l’indice mostra una diminuzione su base congiunturale (-0,5%).
Aumenta l’occupazione a settembre: il numero di occupati raggiunge 24 milioni 221mila unità. La crescita coinvolge le sole donne e tutte le classi d’età ad eccezione dei 35-49enni. Per posizione professionale gli occupati sono saliti tra i dipendenti permanenti, diminuiti tra quelli a termine e sono risultati sostanzialmente stabili tra gli autonomi.
A ottobre, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) evidenzia, in base alle stime preliminari, un aumento tendenziale (+1,3%), inferiore alla media dell’area euro (+2,1%) e in deciso rallentamento rispetto ai mesi precedenti. La nota dell’Istat contiene anche un focus sull’inflazione nel settore alimentare, da cui emerge che fra ottobre 2021 e ottobre 2025, i prezzi dei beni alimentari in Italia hanno registrato un aumento del 24,9%, un incremento superiore di quasi 8 punti percentuali rispetto a quanto evidenziato nello stesso periodo dall’indice generale dei prezzi al consumo (+17,3%). Alla forte crescita negli anni 2022-2023 ha contribuito lo shock sui listini dell’energia, che ha colpito in misura rilevante il settore degli alimentari non lavorati, sia in modo diretto, dato il rilevante peso degli input energetici, sia in modo indiretto, alimentando l’incremento del prezzo di importanti prodotti intermedi, come i fertilizzanti. Negli ultimi due anni, la dinamica di crescita è stata più contenuta e, in parte, sostenuta dal recupero dei margini di profitto delle imprese del settore agricolo.
