(Teleborsa) – Cresce la fiducia nel settore infrastrutturale nazionale che si posiziona come un mercato chiave nell’Unione europea. È quanto rileva
la nuova edizione dell’EY Infrastructure Barometer, il sondaggio annuale condotto da EY, che coinvolge dirigenti di grandi aziende, investitori infrastrutturali, istituti finanziari e private equity operanti a livello mondiale nel settore delle infrastrutture e con una radicata presenza anche in Italia, con l’obiettivo di valutare la fiducia degli investitori e degli operatori del settore. A tal proposito, il 66% degli intervistati prevede un incremento della concorrenza per gli investimenti in infrastrutture e relativi finanziamenti nei prossimi 12 mesi.
“Le infrastrutture italiane – commenta Marco Daviddi, Strategy and Transactions Managing partner di EY in Italia – stanno vivendo un momento di significativa trasformazione, con la previsione di una nuova stagione di investimenti che pongono il nostro Paese al centro dell’attenzione europea, anche grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), seppure permangano alcuni punti di attenzione sulla capacità e velocità con cui l’Italia riuscirà a realizzare gli investimenti necessari. Le iniziative principali si concentrano sulla transizione energetica, sul miglioramento delle infrastrutture di trasporto e sul comparto della sanità. In un contesto nel quale il giudizio da parte degli intervistati è mediamente positivo, con dei margini di miglioramento individuati in particolare nel settore Telecom e delle cosiddette infrastrutture sociali, I’interesse degli investitori si concentra sulle aree dove sono previsti i più significativi investimenti pubblici, a sottolineare come sia determinante una collaborazione tra pubblico e privato per progetti che inevitabilmente sono complessi, dimensionalmente rilevanti e con tempi di execution di medio-lungo periodo. Infatti, il 35% degli investitori intervistati, in aumento del 3%rispetto al 2023, ha espresso l’intenzione di investire nel comparto energetico nei prossimi 12 mesi, seguito dal comparto dei trasporti dove le aspettative di investimento si confermano al 18%, in linea con quanto emerso nella precedente edizione. Inoltre, il settore TMT sta divenendo nuovamente centrale in particolare nelle strategie di investimento dei fondi di Private Equity. Il comparto italiano conferma, dunque, la propria vitalità e attrattività. Guardando al futuro, prevediamo un mantenimento ai livelli attualidell’attività M&A, con i target più apprezzati nei sottosettori delle energie rinnovabili, efficienza energetica, sistema sanitario, data centers e infrastrutture di trasporto”.
Tra le principali ragioni identificate dagli investitori e dagli operatori per investire nelle infrastrutture italiane, il 55% dei rispondenti, con un incremento del 2% rispetto all’anno precedente, riconosce l’opportunità di ridurre il divario riscontrato tra i servizi offerti e il mercato di riferimento. Tuttavia, il 78%, in aumento del 10% rispetto all’anno precedente, auspica una semplificazione dei processi burocratici, identificando la burocrazia come il principale ostacolo agli investimenti infrastrutturali nel Paese.
“Nonostante le sfide dettate dagli ostacoli normativi e burocratici, l’Italia – commenta Daniele Ruggeri, Infrastructure Strategy and Transactions partner di EY in Italia – continua a essere un terreno fertile per gli investimenti infrastrutturali. L’adozione di tecnologie innovative e l’interesse amplificato verso asset class core plus/value-add dimostrano la volontà degli investitori di perseguire opportunità di crescita e di rendimento. Il 62% degli investitori intervistati, con un incremento del 28% rispetto allo scorso anno, ha allocato più del 30% del proprio portafoglio in tali asset, confermando come tendenza complessiva una strategia di diversificazione volta alla ricerca di opportunità con un profilo di rischio/rendimento più elevato. Le infrastrutture italiane sono un settore chiave in Europa, offrendo opportunità di rilievo grazie al gap infrastrutturale presente, alle dimensioni dell’economia italiana, alle solide basi economiche e ai rendimenti più elevati rispetto ad altri Paesi”.
Nonostante le incertezze normative e i vincoli burocratici, che hanno limitato gli investimenti in attività greenfield, gli investitori mostrano una significativa resilienza sul tema della sostenibilità. A questo proposito, il 26% ha investito più del 30% del proprio portafoglio su progetti greenfield e l’80% di coloro che hanno allocato risorse in tali progetti dichiara che le performance sono state in linea con le aspettative. Percentuale in aumento di circa il 20% rispetto allo scorso anno.
Focalizzando l’attenzione sulla sostenibilità, gli investitori sono sempre più orientati verso i requisiti ESG (Environmental, Social and Governance) nella selezione dei propri investimenti, dando maggiore importanza ai fattori che si concentrano sulla transizione energetica, seguiti dai cambiamenti climatici, dalla sostenibilità sociale e dall’etica aziendale. Infatti, secondo il 60% degli intervistati, i criteri ESG sono stati i principali driver nella selezione degli investimenti o delle opportunità di finanziamento in Italia. Per il 35%degli investitori, tali criteri di screening sono stati utilizzati per identificare ed escludere gli investimenti non conformi ai principi di sostenibilità. Solamente il 5% degli intervistati dichiara di non considerare i criteri ESG nella selezione e nell’analisi degli asset.
La tecnologia potrebbe costituire un’area di investimento primaria nel lungo termine. Infatti, il 45% degli intervistati afferma di includere la tecnologia nelle loro strategie di investimento e quasi il 40% prevede che tali investimenti saranno prioritari nei prossimi 3-5 anni. L’intelligenza artificiale è vista da oltre il 30% come la tecnologia che porterà i maggiori benefici nel settore delle infrastrutture, in particolare nei comparti dell’energia e dei trasporti.