(Teleborsa) – Nessuna sorpresa dai dati preliminari sull’inflazione italiana di agosto, diffusi dall’Istat. Così Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING. L’inflazione complessiva – sottolinea l’esperto – è scesa all’1,1% (dall’1,3%) su base annua, risentendo ancora soprattutto degli effetti base legati all’energia. Il calo di agosto è stato determinato dalla diminuzione dell’inflazione dei beni energetici non regolamentati e dei beni durevoli, che ha superato l’accelerazione dei beni energetici regolamentati, dei servizi di trasporto e degli alimentari non freschi.
Il divario tra l’inflazione dei beni (a -0,5% da -0,1%) e l’inflazione dei servizi (a 3,2% da 3%) si è ampliato in agosto, determinando un piccolo aumento dell’inflazione di fondo al 2% (da 1,9%). Le migliori condizioni della domanda nel settore dei servizi rispetto a quello manifatturiero sono una possibile spiegazione.
In prospettiva, gli indicatori anticipatori disponibili inviano segnali contrastanti. Negli ultimi mesi, le indagini congiunturali hanno segnalato un timido calo, seppur da livelli bassi, delle aspettative sui prezzi di vendita dei produttori manifatturieri su un orizzonte di tre mesi, mentre quelle dei fornitori di servizi hanno continuato a diminuire fino a luglio, per poi risalire in agosto. L’andamento dei salari sembra destinato a rimanere una variabile rilevante per l’evoluzione dell’inflazione nei prossimi trimestri, dato che una buona fetta di contratti scaduti è ancora in fase di rinnovo. A giugno, le retribuzioni orarie sono cresciute a un ritmo annuo del 3,6%.
Sembra ragionevole aspettarsi “che se alcuni contratti verranno rinnovati, la dinamica salariale salga un poco nella seconda metà del 2024, contribuendo a far salire gradualmente l’inflazione complessiva verso la fine dell’anno. La tenuta del mercato del lavoro, confermata oggi dall’Istat con un l’annuncio di un ulteriore aumento dell’occupazione e del calo del tasso di disoccupazione al 6,5% (dal 6,9%) a luglio, sia pure con un aumento degli inattivi, sembra supportare questa visione”.
Nel complesso, riteniamo che l’inflazione italiana si avvicinerà all’area del 2%, senza raggiungerla, entro fine anno, e che l’inflazione media del 2024 si assesterà nell’area dell’1,2%.