(Teleborsa) – “Il rapporto presentato da Matteo Zoppas, oggi, dimostra quanto sia cruciale per l’economia del nostro paese il commercio internazionale. Così come, quanto sia importante sostenere le esportazioni, sostenere le imprese italiane, in particole le piccole e medie imprese che esportano i nostri prodotti di qualità sui grandi mercati internazionali“, dichiara Antonio Tajani, Ministro Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, intervenuto alla presentazione del Rapporto ICE 2023/2024 – Annuario ISTAT-ICE 2024.
“I dati che ci confermano la possibilità anche di esplorare con successo mercati che magari fino ad oggi avevamo valorizzato meno, dimostra anche quanto sia utile per le imprese potersi avvantaggiare dello strumento dell’istituto del commercio con l’estero e come è utile avvantaggiarsi con le altre due sorelle o fratelli dell’ICE per favorire il sistema produttivo italiano al di la dei confini nazionali”, prosegue Tajani.
“Il risultato è sicuramente positivo perchè dimostra tra l’altro come aumenta il valore del prodotto italiano che si colloca sempre più sull’alta gamma dell’economia mondiale, che è il nostro ruolo. Peraltro, la nostra quota di mercato globale è in aumento in questi anni, a differenza di quanto è accaduto con i paesi con cui dobbiamo necessariamente confrontarci, con la Germania e con la Francia”, sottolinea Adolfo Urso, Ministro Imprese e Made in Italy.
“L’Italia è sulla strada giusta: aumentano le esportazioni più di quanto siano aumentate negli altri paesi in maniera continuativa e sull’alta gamma, quindi sul valore. Aumenta il prodotto interno lordo in maniera continuativa, più di quanto aumenti negli altri partner europei a cui dobbiamo confrontarci, Francia e Germania. Aumenta l’occupazione più di quanto aumenti negli altri paesi, toccando record per noi inimmaginabili, ma dobbiamo continuare su questa strada, con il tasso di inflazione, che al di sotto della media europea, siamo il paese più virtuoso sul piano dell’inflazione rispetto agli altri grandi paesi europei. Quindi più esportazione in valore, più prodotto interno lordo, più occupazione con il più basso tasso di inflazione.
“Questo è dovuto anche al fatto che il Sistema Italia, che una volta era considerata un’anomalia perchè fatto di piccole e medie imprese che si attardavano a realizzare prodotti per le persone, abbigliamento, arredo e alimentazione, è diventato via via un modello nell’epoca della riglobalizzazione, quando i mercati mondiali si dividono in aree continentali. Noi siamo anche più predisposti ad accogliere le nuove opportunità, perchè i nostri prodotti si dirigono da sempre in misura maggiore proprio nelle aree occidentali, in cui verosimilmente si potrà crescere di più. Noi presidiamo meglio di altri il mercato europeo, il mercato americano, quello degli attori vicini, proprio nel momento in cui si chiudono altri mercati in cui altri paesi avevano scommesso, per esempio la Cina e il sistema asiatico.
“Queste condizioni ci consentono di dire che siamo sulla strada giusta e che possiamo, mi auguro, guidare a breve la ripresa europea, ovviamente se con la nuova Commissione, e con il nuovo parlamento Europeo, ci sarà maggiore consapevolezza che anche l’Europa debba realizzare una significativa, assertiva, politica industriale e commerciale come hanno fatto in questi ultimi anni gli Stati Uniti. Cioè una politica industriale che investa sull’impresa anche con risorse comuni per restituire competitività al sistema e che sia tutelata da una politica commerciale che protegga il mercato europeo da chi realizza concorrenza sleale. Su questo si potrà consolidare la ripresa italiana e su questo potranno riprendere a crescere anche gli altri paesi della nostra Europa”, conclude Urso.
“La cosa principale e il dato più confortante è che se noi mettiamo insieme i dati degli andamenti dei costi delle materie prime che ci sono state negli ultimi anni, insieme ai costi della logistica che significa essere arrivati all’estero a destinazione, dove abbiamo dei competitor che non hanno avuto i nostri aumenti, vediamo che ad aumenti, diciamo quasi raddoppiati, dei costi e quindi dei prezzi dei prodotti italiani, dal 2019, a oggi, c’è un aumento del 30% di punti percentuali di export“, sostiene Matteo Zoppas, Presidente ICE.
“Questo significa che la resilienza degli imprenditori, la tenuta del made in Italy e l’indispensabilità dei nostri prodotti per i clienti esteri, ha fatto si che a un aumento dei costi sia aumentato addirittura il volume di domanda dei nostri prodotti. È arrivato a 626 miliardi di euro di fatturato, conta più di un terzo del PIL, e quindi è un elemento determinante per l’economia italiana. Sappiamo che tra il 2022 e il 2023 c’è stata una costanza di risultato che è stata dovuta a una riduzione dei volumi per un 5% e un aumento di valore del 5%. Ci sono tante situazioni anche geopolitiche in questo momento, in divenire, prevediamo una crescita rispetto al 2023 di qualche punto percentuale. Siamo ottimisti ma con una sana dose di preoccupazione e cautela”, conclude Zoppas.