(Teleborsa) – Il commercio via mare globale è aumentato del 2,2% nel 2023 raggiungendo 12,3 miliardi di tonnellate e crescerà del 2,4% al 2024 e del 2,6% al 2025. La situazione nel Mar Rosso non interrompe il flusso dei trasporti marittimi. Il Mediterraneo è sempre protagonista: il consensus sulle stime prevede, nonostante i conflitti, una crescita media annua al 2028 dei traffici container del Mediterraneo di poco più del 3% contro il 2,5% della media Mondo. È quanto emerge dall’undicesimo Rapporto Annuale “Italian Maritime Economy”, intitolato quest’anno “Le nuove sfide dei porti dell’area euro-mediterranea. La crisi nel Mar Rosso e le trasformazioni imposte dai modelli green”, presentato questa mattina da SRM – Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo – presso le Gallerie d’Italia di Napoli.
Il Rapporto – realizzato anche grazie al contributo del MOST, Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile – analizza nella prima parte le dinamiche congiunturali che interessano il settore e si sofferma sugli impatti generati dalle tensioni nel Mar Rosso su rotte, noli, costo
delle materie prime e, più in generale sulla fluidità delle catene logistiche globali con particolare riferimento ai traffici Mediterraneo-Far East e viceversa. Il volume contiene inoltre approfondimenti e casi studio realizzati dai partner nazionali e internazionali dell‘Osservatorio sull’Economia dei Trasporti Marittimi e della Logistica di SRM sui temi dell’innovazione, della sostenibilità, e dei nuovi modelli portuali, con focus sui trasporti intermodali, l’ETS-Emission Trading System e la diffusione dell’idrogeno nei porti. Un saggio specifico, dedicato alle Zone Economiche Speciali, è stato curato da uno dei giovani della community #Meets4Future di SRM per dare rilievo anche ad analisi ed elaborazioni realizzate da ricercatori esordienti.
“Gli studi di SRM – ha affermato Gian Maria Gros-Pietro, presidente Intesa Sanpaolo – sono ormai un punto di riferimento per gli operatori, anche perché l’economia marittima è un ottimo punto di osservazione per analizzare e comprendere le dinamiche globali. Intesa Sanpaolo è l’unica banca italiana ad avere un centro studi specializzato su queste tematiche che rivestono grande rilievo per il futuro del nostro Paese e dell’Europa. Ne siamo orgogliosi: ci consente di supportare gli operatori del settore, ma anche di agire con lungimiranza nelle nostre scelte operative. Così come siamo orgogliosi della decisione di sostenere la ZES Unica per il Mezzogiorno e le Zone Logistiche Semplificate per il Centro-Nord. Per l’insieme di tali Zone, il nostro Gruppo ha destinato un plafond di 10 miliardi, dedicato a finanziare gli investimenti per lo sviluppo del sistema ‘industria – porti – logistica’”. “L’economia marittima – ha detto Gros-Pietro in video collegamento, alla presentazione a Napoli da parte di Srm del nuovo Rapporto 2024 – è un pilastro strategico per tutta l’economia italiana. Insieme alla logistica vale quasi il 10% del PIL nazionale e il 12% del PIL europeo. In termini di commercio internazionale, il trasporto marittimo muove tra l’85 e il 90% dei volumi degli scambi del mondo. I soli porti italiani movimentano circa mezzo miliardo di tonnellate di merci all’anno, oltre 70 milioni di passeggeri e 338 miliardi di import export”.
“Con questo rapporto SRM – ha detto Massimo Deandreis, direttore generale SRM – si conferma protagonista nell’analisi dell’economia marittima, uno dei pilastri su cui si regge l’insieme del sistema produttivo nazionale ed europeo poiché è soprattutto attraverso shipping, portualità e logistica che si muove l’import-export nazionale ed europeo. Inoltre, questo settore guida il processo di transizione energetica. I porti, infatti, stanno sempre più diventando degli Hub energetici, mentre lo shipping con la sfida dei carburanti alternativi e la logistica attraverso l’intermodalità, stanno stimolando gli investimenti ‘green’ nel nostro Paese. Tutto questo ha inoltre una crescente dimensione geopolitica: energia, portualità, logistica, import-export, Suez, crescita di Cina e Asia nel Mediterraneo. Tutti aspetti che toccano rilevanti interessi strategici e costituiscono l’opportunità di affermare il ruolo dell’Italia e del Mezzogiorno al centro del Mediterraneo”.
Mare Nostrum – rileva il report – è protagonista nello Short Sea. Il traffico marittimo a corto raggio, ha registrato il dato
più intenso di sempre a livello europeo nel Mediterraneo con quasi 600 milioni di tonnellate movimentate.
Permangono, tuttavia, ancora tensioni. Tra gennaio e giugno 2024 i transiti medi giornalieri di Suez si sono ridotti a 37 passaggi dai 71 dell’anno precedente. A risentirne di più sono state le navi Container (-69% dei passaggi), le Car Carrier (-84%) e le LNG (-93%).
Noli in salita: secondo il Drewry World Container Index (DWCI) il valore del nolo sui container ha superato i 5.100 dollari il 20 giugno 2024; in aumento di oltre il 233% in un anno.
Prosegue l’Integrazione orizzontale e verticale della logistica. I primi 20 vettori marittimi container al mondo hanno quasi raddoppiato la loro quota di mercato, passando dal 48% 2012 al 91% del 2024. I processi di integrazione verticale (M&A nell’ambito della filiera) hanno visto la realizzazione di 5 miliardi di investimenti nel 2023.
La sfida dei carburanti alternativi per lo shipping. L’utilizzo di carburanti alternativi ha continuato a progredire, con il 6,5% della flotta in navigazione in grado di utilizzare nuovi propellenti meno inquinanti. Percentuale che raggiungerà il 25% al 2030. Il 50,3% di tutti gli ordini a luglio 2024 è relativo a navi che utilizzano combustibili alternativi (nel 2017 questa quota era solo del 10,7%). I porti e lo shipping italiani sempre protagonisti: il 28% dell’import/export in valore e il 50% in quantità utilizza la nave; Ro-Ro eccellenza italiana con una crescita del 56% nel decennio.
Il Mezzogiorno si conferma un’area strategica per l’Italia. Il 47% del traffico marittimo del Paese passa attraverso i porti
delle regioni del sud.
Investimenti in intermodalità e modelli green per crescere: sono necessari investimenti per 80 miliardi di euro per far diventare l’Europa un modello portuale più efficiente e più green.