(Teleborsa) – L’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha rivisto al rialzo la sua stima sul prodotto interno lordo del 2024 a +1,0% dal +0,8% previsto ad aprile in sede di validazione del Def. E’ quanto emerge dalla nota sulla congiuntura di agosto. Rivista invece leggermente al ribasso la stima per il PIL del 2025 che passa da +1,1% a +1,0%.
“Nella seconda metà dell’anno l’attività economica è prevista continuare a ritmi moderati” si legge nella Nota congiunturale. Per l’UPB “incidono positivamente sulla crescita del 2024 il rafforzamento del commercio internazionale e il recupero ciclico osservato in Italia nella prima parte dell’anno, mentre sul 2025 pesano le quotazioni più elevate delle materie prime energetiche e l’andamento meno sostenuto degli scambi mondiali”.
Sulle stime, sottolinea l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, “permangono i rischi di natura esogena, relativi alla geopolitica sul piano internazionale e all’evoluzione del PNNR sul piano interno. I rischi appaiono bilanciati nel breve termine ma prevalentemente orientati al ribasso nel medio termine”.
“Dopo i forti shock degli ultimi quattro anni, l’economia internazionale – si legge – sta procedendo nella fase di normalizzazione. Le principali economie avanzate mostrano una crescita moderata, favorita dal mercato del lavoro, che si espande anche nell’area euro. In un quadro globale in cui l’inflazione si sta riducendo, le banche centrali si apprestano a rendere le condizioni monetarie più espansive, sebbene con tempistiche da definire in base alle informazioni che si renderanno via via disponibili. Lo scenario internazionale permane fragile, soprattutto per le guerre militari e commerciali in atto e per la volatilità dei prezzi delle materie prime.
In tale contesto e guardando alle più recenti previsioni, la seconda parte del 2024 “sarà caratterizzata dall’ulteriore rientro dell’inflazione, ma la dinamica dei prezzi nei servizi e le prospettive di ulteriori dazi nel settore automobilistico potrebbero rallentare il processo di disinflazione. Nonostante le attese del Fondo monetario internazionale (FMI) sul rafforzamento del commercio mondiale, resta elevata l’incertezza, anche con riferimento alle politiche economiche, per cui le condizioni dei mercati finanziari potrebbero cambiare velocemente”.