(Teleborsa) – L’attuale livello di sentiment dei fund manager a livello globale è il più rialzista da febbraio 2025, con l’overweight sull’azionario più alto da febbraio e quello sulle materie prime più elevato da settembre 2022, e livelli di liquidità molto bassi, al 3,7% (“segnale di vendita”). È quanto emerge dal consueto “Global Fund Manager Survey” di Bank of America (BofA). Al sondaggio per il mese di novembre 2025 hanno partecipato 172 operatori con asset under management (AUM) per 475 miliardi di dollari.
Livelli di liquidità pari o inferiori al 3,7% si sono verificati 20 volte dal 2002, e in ogni occasione le azioni sono scese e i titoli del Tesoro hanno sovraperformato nei successivi 1-3 mesi, si legge nella ricerca.
L’indagine di novembre ha avvertito che i mercati instabili potrebbero subire un ulteriore ribasso senza un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve a dicembre, con i mercati emergenti e le banche considerati i più esposti a una mossa di avversione al rischio nell’ultimo trimestre del 2025.
Alla domanda sull’esito più probabile per l’economia globale nel prossimo anno, il 53% prevede un soft landing, il 37% un no landing (al massimo da gennaio 2025) e solo il 6% prevede un hard landing. A livello macroeconomico, le aspettative degli investitori per la crescita globale sono diventate positive (3% netto da -8% netto) a novembre per la prima volta quest’anno. Le aspettative economiche stanno raggiungendo i prezzi delle azioni.
Alla domanda sulla fonte più probabile di un evento creditizio, il 59% degli investitori ha risposto “private equity/credito privato“, la convinzione più alta sulla fonte di un evento creditizio sistemico da quando BofA ha iniziato a porre la domanda nel 2022.
“Long Magnificent 7” è ancora una volta l’operazione più affollata per il 54% degli investitori, superando la risposta principale del mese scorso, che era “Long Gold” (scesa al 28% dal 43%).
A novembre si è assistito a un aumento delle preoccupazioni relative a una bolla dell’intelligenza artificiale: alla domanda sul maggiore “rischio estremo” per l’economia e i mercati, il 45% degli investitori ha risposto “bolla dell’intelligenza artificiale” (in aumento rispetto al 33% del mese scorso).
I titoli azionari legati all’intelligenza artificiale sono già in una bolla secondo il 53% degli investitori (in calo rispetto al record del 54% di ottobre). Da notare che il 63% degli investitori ritiene che i mercati azionari globali siano attualmente sopravvalutati (in aumento rispetto al 60% del mese scorso).
La buona notizia è che il 53% degli investitori ritiene che l’AI stia già aumentando la produttività, un livello massimo da 3 mesi. Il 15% afferma che l’aumento della produttività dell’AI avverrà nel 2026, mentre il 27% afferma che avverrà in seguito.
Per la prima volta da agosto 2005, la maggioranza (20% netto) degli investitori afferma che le aziende stanno investendo eccessivamente; questo balzo è dovuto alle preoccupazioni sull’entità e sul finanziamento del boom degli investimenti in conto capitale dell’AI. La buona notizia è che le nuove preoccupazioni sulla spesa eccessiva in conto capitale da parte degli hyperscaler dell’AI non si traducono in preoccupazioni generali sui bilanci del settore aziendale.
Alla domanda su cosa dovrebbero fare le aziende con il flusso di cassa, il 33% ha risposto “migliorare i bilanci”, il 31% ha risposto “restituire liquidità agli azionisti”, il 29% ha risposto “aumentare la spesa in conto capitale”.
