(Teleborsa) – “Si prevede che la politica monetaria diventerà gradualmente meno restrittiva nel 2025, poiché i tassi di riferimento continueranno a scendere. L’inflazione a livello dell’area euro è ora molto più vicina all’obiettivo del 2% e le proiezioni della BCE suggeriscono che questa tendenza è sostenibile e coerente con la stabilità dei prezzi. In ogni caso, la BCE rimane cauta, sottolineando che le sue decisioni continueranno a basarsi sui dati in arrivo disponibili e sulle prospettive di inflazione, garantendo un adeguamento graduale dell’economia dell’area euro alla nuova realtà monetaria”. Lo ha affermato Yannis Stournaras, governatore della Banca centrale greca e membro del consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE), nel suo discorso all’assemblea generale annuale degli azionisti della Banca centrale greca.
Secondo Stournaras, “il crescente protezionismo commerciale, guidato dalle politiche tariffarie degli Stati Uniti e dalle contromisure annunciate dai principali partner commerciali, sono le principali fonti di incertezza. La recente escalation della guerra commerciale da parte degli Stati Uniti, con l’annuncio di tariffe su un’ampia gamma di paesi, dovrebbe interrompere ulteriormente le catene di approvvigionamento. Questi sviluppi minacciano la resilienza delle economie, pesando sul commercio globale e peggiorando le condizioni finanziarie e gli investimenti globali, mentre aumentano il rischio di nuove pressioni inflazionistiche e probabilmente rallenteranno la crescita economica”.
“Una ripresa dell’inflazione o delle aspettative di inflazione potrebbe rallentare o arrestare il processo di normalizzazione della politica monetaria, peggiorando così le condizioni finanziarie e indebolendo le dinamiche di crescita – ha detto il governatore – D’altro canto, una politica monetaria restrittiva prolungata esercita pressione sui settori vulnerabili dell’economia. Allo stesso tempo, le tensioni geopolitiche, la volatilità del mercato e l’aumento dei rendimenti obbligazionari dell’area dell’euro portano a condizioni di finanziamento ancora più restrittive. Inoltre, un potenziale ulteriore disaccoppiamento delle politiche monetarie tra le principali economie potrebbe causare turbolenze nei tassi di cambio e nei flussi di capitali internazionali”.
In questo contesto, “si prevede che i cicli di politica monetaria globale saranno meno sincronizzati, poiché le banche centrali devono bilanciare gli obiettivi di inflazione con l’impatto sui costi energetici e sui prezzi delle importazioni dovuto alle tensioni commerciali e all’imposizione di nuove tariffe – ha detto Stournaras – In questo contesto sempre più complesso, la politica monetaria deve rimanere credibile, il che richiede flessibilità e prontezza ad adeguare la propria posizione in modo tempestivo, in modo da alleviare l’incertezza e salvaguardare la stabilità macroeconomica”.