(Teleborsa) – “La tutela con cui molti ordinamenti proteggono l’autonomia della banca centrale non è, o almeno non è solo, questione di garantire la necessaria libertà di manovra a persone dotate di una specifica competenza tecnica. Questa esigenza vale in molti campi; la moneta qui non ha nulla di speciale. Quello che essa ha di speciale, specie da quando il valore del segno monetario si fonda solo sulla fiducia di chi lo usa nelle transazioni, è che l’autonomia è mezzo necessario per ottenere un fine preciso: assicurare il mantenimento di quella fiducia, consentire alla moneta di svolgere la propria funzione centrale in un’economia basata sugli scambi”. Lo ha detto Luigi Signorini, Direttore generale della Banca d’Italia.
L’intervento di Signorini, che è anche presidente di IVASS, è stato al convegno “L’autonomia della Banca d’Italia tra politica ed economia”, tenutosi oggi a Firenze e promosso in occasione del centenario della nascita di Giovanni Spadolini. Nel 1981, l”anno in cui si insediò il primo governo Spadolini, si realizzò il “divorzio” consensuale tra la Banca d’Italia e il Tesoro, avviando il processo con cui si sancì l’autonomia della politica monetaria nel nostro paese.
“L’autonomia richiede di essere stabilita con norme robuste e confermata da prassi coerenti – ha detto Signorini – La tentazione di superarla, asservendo la funzione monetaria a esigenze eterogenee, è sempre presente; ma comporta rischi sia a breve sia a lungo termine, di cui è bene essere consapevoli”.
“D’altro canto, essa carica di una grande responsabilità i banchieri centrali, che sono chiamati a esercitarla con prudenza e giudizio – ha spiegato – consci della propria fallibilità; pronti a reagire al mutare delle situazioni e all’evolversi dei delicati meccanismi del mondo monetario e finanziario, e a render conto con trasparenza delle proprie azioni”.
