(Teleborsa) – Prosegue la fase ribassista del Bitcoin, che ha toccato nuovi minimi al di sotto degli 90.000 dollari a causa di una serie di fattori, quali le aspettative di un nulla di fatto della Fed sui tassi, la tradizionale ciclicità del mercato crypto e le liquidazioni degli istituzionali. Sta di fatto che il Bitcoin si avvia a chiudere il mese di novembre con la peggiore performance mensile dal 2022.
Bitcoin sui minimi da aprile
Dopo aver toccato un minimo di 85.000 dollari la scorsa settimana, la criptovaluta è risalita negli ultimi giorni a 87.432 dollari. Su questo valore il Bitcoin fa segnare un progresso dell’1,26% rispetto a ieri, ma mantiene un calo di circa il 6% a 1 settimana e del 23% nell’ultimo mese. Anche la performance da inizio anno è negativa con un -6,5%. Valori che si sono riportati sui livelli dello scorso aprile e che appaiono ben lontani dai record toccati lo scorso mese di ottobre al di sopra dei 126.000 dollari.
Le attese per la Fed
A dominare il mercato delle criptovalute è l’attesa per le prossime decisioni della Fed. Il FOMC, comitato di politica monetaria della banca centrale USA, si riunirà di nuovo il 9-10 dicembre ed al momento è alta la probabilità (82,7%) di un taglio dei tassi di 25 punti base al 3,50-3,75%. Un’impennata favorita dai dati occupazionali usciti la scorsa settimana, migliori delle attese, e dalla presa di posizione di alcuni membri della Fed quali Jefferson e Walller a favore di un taglio alla prossima riunione, mentre c’è ancora chi, come Logan, propende per un nulla di fatto. Al di là dell’andamento dei Future Fedwatch al CME c’è ancora molta incertezza su quello che farà la banca centrale statunitense. In caso di taglio, il mercato delle criptovalute potrebbe riprendere a correre, in risposta al deprezzamento del dollaro.
Ciclo insolito: effetto ritardato halving
Il mercato delle criptovalute è un mercato ciclico, che normalmente dura un quadriennio e crolla subito dopo le operazioni di halving, che consiste nel dimezzamento dei quantitativi in circolazione attuato dai miner ogni 4 anni. Dopo questa operazione, il mercato ha sempre corretto, ma questa volta la virata è arrivata con un certo ritardo. Forse perchè l’elezione di Trump ed il conseguente sostegno dato al mercato delle crypto dal nuovo Presidente ed il contemporaneo lancio di ETF e Future sulle criptovalute hanno un po’ alterato il normale ciclo del mercato, sostenendone più a lungo le quotazioni. L’ultimo halving infatti è avvenuto ad aprile 2024, mentre la correzione è iniziata 18 mesi dopo questo evento, tardi rispetto al consueto. Inoltre, la performance da un ciclo all’altro presenta una perdita di forza progressiva: nel ciclo che va dal 2013 al 2017 le quotazioni sono cresciute del 1.600%, mentre nel ciclo successivo 2017-2021 si è registrato un rialzo del 200% ed in quest’ultimo 2021-2024 una crescita di “solo” il 100%.
Cosa aspettarsi per il futuro?
Il 2026 non si presenta come un anno eccezionale. Citigroup ricorda che il crollo dei future sulle criptovalute di ottobre ha deteriorato il sentiment del mercato, innescando pesanti deflussi di quasi 4 miliardi di dollari sul Bitcoin che ha annullato i guadagni da inizio anno. Il mercato entra così nel secondo anno storicamente debole del ciclo con una massiccia riduzione delle posizioni da parte dei grandi investitori e con un prezzo che sosta vicino alla soglia chiave degli 80.000 dollari, considerata una base sotto la quale difficilmente gli ETF possono andare. La banca d’affari rinnova così la previsione di un pronto recupero del mercato nell’arco dei prossimi 12 mesi, anticipando massicci afflussi per circa 25 miliardi di dollari ed un prezzo atteso a 181.000 dollari.
