(Teleborsa) – L’economia statunitense mostra segnali di stagnazione secondo l’ultimo Beige Book della Federal Reserve. La maggior parte dei dodici distretti riportano che l’attività economica è rimasta sostanzialmente invariata, mentre due hanno registrato un rallentamento e uno un lieve miglioramento. In tutta la nazione si è però evidenziato un calo della spesa dei consumatori, in particolare nelle fasce medio-basse, con eccezione dei segmenti retail di alta gamma, che continuano a mostrare resilienza.
Diversi operatori segnalano un impatto negativo derivante dal recente shutdown federale e dal venir meno del credito d’imposta per i veicoli elettrici, fattori che hanno frenato gli acquisti. Anche il turismo rimane sostanzialmente stabile ma con una crescente cautela nelle spese discrezionali. Sul fronte produttivo, la manifattura mostra un miglioramento moderato, ma ostacolato dalla persistente incertezza sui dazi e dalle tensioni sulle forniture.
Il mercato del lavoro continua ad indebolirsi lievemente secondo il report, con metà dei distretti che segnalano una domanda di lavoro in diminuzione e un aumento annunciato dei licenziamenti, sebbene molti datori di lavoro preferiscano congelare le assunzioni o ricorrere alla sola sostituzione del personale in uscita. Numerose imprese, inoltre, stanno riducendo le ore lavorate piuttosto che ricorrere a tagli del personale.
La diffusione dell’intelligenza artificiale contribuisce a frenare l’occupazione nelle mansioni di ingresso, specialmente nei settori dei servizi e del customer care. Nonostante un miglioramento generale nella disponibilità di manodopera, persistono difficoltà nel reperire profili specializzati. La crescita salariale rimane modesta, con pressioni più marcate in comparti come manifattura, costruzioni e sanità, mentre l’aumento dei costi assicurativi sanitari continua a pesare sul costo totale del lavoro.
Le imprese segnalano un quadro di inflazione ancora moderata ma diffusa, con costi in crescita soprattutto nei settori legati alla manifattura e alla distribuzione, fortemente influenzati dai dazi. I rincari colpiscono anche voci come energia, tecnologia e assicurazioni. In molti casi, tuttavia, la capacità di trasferire gli aumenti sui prezzi finali è limitata dalla debolezza della domanda e dalla sensibilità dei consumatori, costringendo le imprese ad assorbire parte dei costi e comprimendo i margini. Alcuni input registrano invece diminuzioni di prezzo, grazie alla domanda più debole o al rinvio delle misure tariffarie. Le aspettative delle aziende indicano comunque una persistenza delle pressioni sui costi nei prossimi mesi, con strategie di pricing molto differenziate a seconda della solidità della domanda nei rispettivi settori.
Il settore immobiliare offre un quadro eterogeneo: la costruzione residenziale è in calo in alcuni distretti, mentre in altri rimane stabile; il mercato delle vendite di case mostra andamenti alterni, con diversi territori che riportano un miglioramento legato ai tassi più bassi e all’aumento dell’offerta. L’ufficio continua a mostrare segnali di ripresa in alcune aree urbane, sostenuto da politiche di ritorno in sede. Nei comparti agricolo ed energetico la situazione è nel complesso stabile, sebbene gli operatori agricoli registrino problemi dovuti ai prezzi contenuti di alcune materie prime e alla domanda internazionale debole, mentre nel settore energetico persistono criticità legate ai bassi prezzi del petrolio.
